di Antonella Coppari Dialogare senza trattare. La contraddizione nella posizione italiana sulla crisi Ucraina è innegabile e non sfugge agli occhi del Cremlino. "Una strana idea di diplomazia", commenta sarcasticamente il ministero degli Esteri russo. Che impartisce una lezioncina: "La diplomazia è stata inventata solo per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala. I partner occidentali devono imparare ad usarla come professione". Il bersaglio è il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, che in Parlamento ha dato voce alla linea messa a punto con Draghi che, di fatto, congela la missione a Mosca: "Riteniamo che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, come peraltro deciso da alleati e partner europei". Chiaro il riferimento al segretario di Stato americano Antony Blinken e al ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian che hanno annullato i colloqui con l’omologo russo Sergej Lavrov. Ma confrontarsi senza parlarsi è complicato. Tanto che dal quartier generale del Pd, mettono le mani avanti: non significa che l’incontro tra il premier e Putin sia escluso, vedremo. Imbarazzata, la Farnesina replica al governo russo: "No alle provocazioni, l’Italia è impegnata a trovare soluzioni diplomatiche per scongiurare una guerra". Lo stato un po’ confusionale che emerge dal fatterello indica una situazione generale. Tanto dai dibattiti parlamentari quanto dalle dichiarazioni estemporanee dei leader si evince un certo imbarazzo dietro l’apparente compattezza sulla linea ufficiale. Tutti sono d’accordo nel considerare gravissime le mosse di Putin e nel ritenere adeguate e misurate le sanzioni. I distinguo però corrono sotto pelle. Il principale verte sul fatto che quelle sanzioni colpiranno sì lo zar, ma anche chi ha deciso di comminarle. Non allo stesso modo: ...
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