Martedì 23 Aprile 2024

Detassare gli aumenti contrattuali

Raffaele

Marmo

La "questione salariale" è la "questione". Solo che da più parti, a cominciare dallo stesso governo (questo come gli altri che lo hanno preceduto), si finge di non vederla. O, al massimo, si interviene con misure "a margine".

Eppure, tutti i numeri, da quelli dell’Istat a quelli dell’Ocse, raccontano di stipendi crollati ai minimi livelli negli ultimi trent’anni nel nostro Paese, con vere voragini nel potere d’acquisto apertesi nel decennio che abbiamo alle spalle. Ma, in mercato del lavoro asfittico, l’emergenza prioritaria è stata quella dell’occupazione più che del salario. E questa priorità ha fatto premio su tutto, anche su quelle che una volta si chiamavano "condizioni di lavoro". Che, inevitabilmente, sono peggiorate nei molteplici aspetti che le caratterizzano.

Questo è il dato di fatto dal quale partire e oggi come oggi, con un’inflazione sopra il 10 per cento, vale anche poco analizzare e pesare le cause: le possiamo enumerare tutte, dalla bassa produttività alla concorrenza dei Paesi dal basso costo del lavoro, dal peso eccessivo del cuneo fiscale alla precarietà.

Tanto più che, nel quadro europeo, siamo i soli a trovarci nella condizione di avere retribuzioni in costante calo da trent’anni, mentre negli altri Paesi gli incrementi sono stati sostenuti: e, dunque, anche invocare la globalizzazione liberalizzatrice appare un alibi se solo pensiamo che ha riguardato, per quello che ci riguarda nello specifico, tutto l’Occidente al quale apparteniamo.

Il punto, insomma, è passare rapidamente dalle cause alla terapia d’urto per fronteggiare una deriva che rischia di minare la tenuta sociale e civile del Paese più di quanto si possa oggi immaginare. Peccato, però, che l’occasione della manovra non sia stata utilizzata al meglio per dare avvio all’operazione di recupero salariale, che non può passare solo attraverso la detassazione del welfare o delle parti variabili della retribuzione. Sarebbe stato e sarebbe necessario provvedere, oltre che al taglio più consistente del cuneo, a un’ampia detassazione degli aumenti contrattuali. Per tutti.