"Deriva anti abortista nelle regioni di destra"

Quartapelle (Pd): "Medici obiettori e trappole, così la legge diventa inefficace"

di Giovanni Rossi

"Non è come dice Chiara Ferragni. La situazione del diritto all’aborto nelle regioni governate dalla destra è molto peggio". Il post Instagram di Lia Qartapelle, deputata Pd, mantiene la presa su un tema caro al centrosinista e tradizionalmente ostico per gli avversari.

Cosa vi preocccupa?

"La saldatura glocale contro il diritto delle donne alla scelta di interruzione della gravidanza. Negli Usa, dove la Corte suprema è trumnpiana, non c’è più il diritto costituzionale all’aborto: tutto è demandato ai singoli stati, spesso custodi di posizioni identitarie contrarie alla libertà della donna. In Polonia i cui vertici i sono espressione di un conservatorismo alleato con la destra italiana e meloniana, l’aborto è praticamente cancellato. In Italia, nelle regioni amministrate dal centrodestra, assistiamo a politiche di disincentivazione di fatto del diritto delle donne a una scelta consapevole. L’aria del momento è questa. Negarlo sarebbe un errore".

Le Marche contestano il j’accuse della Ferragni. Quali dati avvalorano la concreta esistenza di un pericolo?

"Il mio post sintetizza solo le criticità più evidenti dei territori in mano al centrodestra. Nelle Marche il 71% dei medici è obiettore e non si può usare la pillola abortiva nei consultori. In Abruzzo Fratelli d’Italia ha presentato una legge per fare il cimitero dei feti senza il consenso dei genitori. Anche in Piemonte non si può usare la pillola abortiva nei consultori e un assessore di FdI ha dato 400mila euro di fondi pubblici ad associazioni anti-aborto. L’Umbria non consente di usare la pillola abortiva in day hospital. A vederli nel complesso, sono segnali d’allarme molto evidenti di una posizione ultraconservatrice che magari non si spinge ancora a mettere in discusssione la legislazione vigente, ma lavora dal basso per renderla inefficace".

Temete che Giorgia Meloni, in caso di vittoria, debba pagare dazio a quella parte di elettorato ultrà che la sostiene?

"Nel 2018, quando da presidente di Fratelli d’Italia era tra i possibili candidati a un ruolo apicale in Campidoglio, Guido Bertolaso la bollò con una frase estremamente infelice sul fatto che fosse incinta e dovesse fare la mamma. Meloni reagì dicendo che nessun uomo può dire a una donna cosa fare del proprio corpo. Mi chiedo perché oggi non si esponga con la stessa energia – con gi uomini del suo partito a Roma e nei territori – per consentire che sia tutelata la libertà delle donne per una sessualità consapevole, per la contraccezione gratuita e per un’assistenza sanitaria qualificata fino all’interruzione di gravidanza nei casi previsti dalla legge. Mi spiega, Meloni, perché la somministrazione della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva, nelle regioni guidate dai suoi uomini sia in tutti modi disincentivata anziché utilizzata per semplificare il percorso in una situazione sempre molto intima e delicata?".

Oggi qual è la priorità?

"Rendere concretamente esercitabile il diritto all’aborto in tutto il Paese. Se ci sono province con maggioranza di medici obiettori, vanno fatti concorsi immediati solo per non obiettori. Come avvenuto in Lazio. Servono fatti oltre ai diritti".