Demonizzare l’avversario non porta bene

David

Allegranti

In politica, ha scritto George Lakoff, autore del celebre Non pensare all’elefante, "vince chi costringe gli avversari a giocare sul proprio terreno. Vince chi mette i propri rivali nelle condizioni di mostrarsi all’elettore come una comparsa insignificante nel frame creato da chi tiene il pallino in mano". Anni e anni di demonizzazione dell’avversario (Berlusconi) non hanno insegnato niente al centrosinistra, che oggi rievoca l’allarme fascismo. "All’armi siam fascisti!". Su Marte, però. Come quelli di Corrado Guzzanti. Ha proprio ragione Giovanni Orsina sul Dubbio: non se ne può più "dell’isteria della nostra sfera pubblica", con i barbari pronti a fare di "questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli". Nel centrosinistra, Pd compreso, è tutto un evocare derive autoritarie in caso di vittoria del centrodestra e la colpa sarebbe soprattutto di Giorgia Meloni. Ora, il programma di centrodestra è criticabile per tante ragioni. Per la flat tax, al 23 o al 15 per cento, a seconda di chi offre di meno, senza porsi il problema delle coperture, cavallo di battaglia di Lega e Forza Italia. O per l’annunciato "blocco navale" caro a Fratelli d’Italia, che invece semplicemente non si può fare e ricorda i porti chiusi – in realtà mai stati chiusi – di Matteo Salvini ministro dell’Interno. Come ha spiegato il politologo Marco Tarchi giorni fa proprio su QN, quelle sul fascismo "sono polemiche inconsistenti e pretestuose, che suonano ridicole agli occhi dei potenziali elettori di Fratelli d’Italia e anche di molti di coloro che per vari motivi non voterebbero mai quel partito. E, anzi, fanno supporre che chi cerca di trarre argomenti dal passato (più remoto che prossimo) abbia poco da dire sulle questioni che investono il presente". Invece la strategia del centrosinistra sembra essere questa: denunziare che con Meloni tornano i fascisti. Ma una campagna elettorale improntata sui comitatismo di liberazione nazionale non ha niente da dire.