Deluso da Bruxelles, ma toni soft La trattativa Recovery frena Conte

Tra i parlamentari della maggioranza il sospetto dello ’scambio’ con i fondi ottenuti per il nostro Paese

Migration

di Ettore Maria Colombo

Il governo e la maggioranza, tra Pd e M5s, si innervosiscono sul tema dei migranti. Due i fronti aperti. Quello europeo, col nuovo Patto sui migranti annunciato dalla commissione Ue, e quello interno con il cambio ai decreti sicurezza targati Salvini che, più volte annunciato, non decolla per l’ostilità del M5s a volervi rimettere mano.

Per quanto riguarda il fronte Ue, l’insoddisfazione del premier rispetto alla "montagna che ha partorito un topolino", come chiamano dentro il Movimento la nuova proposta della Von der Leyen, è appena malcelata.

Quella del Pd è più diplomatica ("Proposte insoddisfacenti", "primo passo, ma non basta"), quella del M5s rompe gli argini ed è assai evidente: "Queste misure della Commissione Ue lasciano l’Italia sola".

Il punto dolente – per parlamentari, ministri, e per lo stesso premier – è che la richiesta di "solidarietà" avanzata dalla Commissione non si è concretizzata nei ricollocamenti obbligatori tra Paesi Ue, ogni Stato deciderà su base volontaria. Così il peso della pressione rimane sui territori di ‘primo approdo’ (in Italia, Spagna e Grecia).

Il ‘timore’ che serpeggia tra i capannelli dei parlamentari di Pd e M5s alla Camera è quello dello ‘scambio’ occulto (noi Ue ti diamo, a te Italia, i 209 miliardi del Recovery Fund; tu, Italia, ti tieni i migranti…). Il governo usa parole diplomatiche. "Il Patto sulle migrazioni è un’importante passo verso una politica migratoria europea – concede il tweet del premier Conte –. Ora serve certezza su rimpatri e redistribuzione. I Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa". Parole che trasudano amarezza per le ambiguità Ue. Più aperturista il ministro agli Affari Ue, Enzo Amendola: "Il Patto è una presa di coscienza della Commissione, ma su cui dovremo ancora lavorare". Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ribadisce che "bisogna superare Dublino". Solo il segretario dem, Zingaretti, vede il bicchiere mezzo pieno ("È stata riaperta la discussione su Dublino e l’Italia è tornata combattiva"). Gli eurodeputati Pd sono critici. Da Gianni Pittella a Pietro Bartolo, passando per Pierfrancesco Majorino, dicono tutti: "La Ue ha perso un’occasione, Dublino è ancora lì".

A creare problemi e tensioni dentro la maggioranza, però, c’è anche il dossier caldo dei decreti Sicurezza targati Salvini. Il Pd (e Leu) ne chiedono la modifica "subito, al primo cdm utile", ma Conte nicchia. Un cdm sul tema non è stato ancora convocato, forse lo sarà ai primi di ottobre. Lo scontro, nel braccio di ferro tra le delegazioni di Pd e M5s, si è arenato sulle multe alle Ong: Di Maio le vuole mantenere, il Pd, Leu e l’ala che fa capo a Fico abolire.