Delitto Garlasco, cucchiaino e bottiglietta: le tracce di mister X

Investigazione privata. Uno 007 l'ha incontrato molte volte per prelevare il reperto salivare

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Garlasco (Pavia), 20 dicembre 2016 - Tutto è avvenuto «secondo i termini di legge». I difensori di Alberto Stasi, Fabio Giarda e Giada Bocellari, lo precisano ai cronisti quando parlano del reperto che è stato prelevato da un cucchiaino e da una bottiglietta d’acqua per poi procedere alla comparazione con il Dna maschile ricavato a Genova e ottenere quello che per la difesa di Stasi è un importantissimo match. Una possibile svolta, secondo la difesa, a nove anni e mezzo dalla morte di Chiara Poggi. Poche parole dietro cui c’è sicuramente un lungo, paziente lavoro per risalire a una persona, screening dopo screening.

I legali di Stasi ‘indagano’ sul ruolo delle persone che si trovavano a Garlasco il giorno della morte di Chiara e che lei conosceva. Su una accendono i fari «perché molte cose non tornavano». È quel punto che entra in scena un’agenzia di 007 privati. Al giovane mister X viene prelevato un campione salivare isolandolo da un cucchiaino e da una bottiglietta d’acqua. I dati grezzi dell’uomo di Garlasco (i campioni sono il quinto dito della mano destra e il pollice della mano sinistra) vengono comparati con il Dna in possesso della difesa. Per quest’ultimo si tratta del profilo biologico maschile che nel settembre del 2014 il professor Francesco De Stefano aveva estratto dai reperti ungueali della vittima: il quinto dito della mano destra e il primo della mano sinistra.

La persona lo sapeva, era consapevole? «Le modalità con le quali è stato effettuato il prelievo e il confronto del Dna sono in una relazione di un noto genetista, di cui non vogliamo dire il nome, al quale abbiamo fornito i dati grezzi. Deciderà l’autorità giudiziaria se tutto ciò scagiona Alberto Stasi. Mentre è spiegabile che ci siano sue tracce, non è spiegabile che ci siano tracce di un altro», rispondono i legali. Le indagini difensive non hanno valenza processuale: vengono ‘offerte’ all’autorità giudizairia perché decida. Per quello che si è saputo è stata una successione di incontri, di abboccamenti, una lunga marcia, terminata, dai pochi particolari emersi, nell’incontro finale davanti a una bottiglietta di acqua minerale.

Ma sulla identità del giovane che dovrebbe essere un amico di Chiara il top secret degli avvocati è totale: nessun nome, «nel rispetto della privacy e degli accertamenti perché non vogliamo che accada quello che è successo ad Alberto». Dietro le indagini difensive, ripartite da zero, la madre di Alberto Stasi, che non ha mai accettato la condanna del figlio.