Delitto di Senago: il bar, le donne, gli sms e le bugie. La doppia vita del killer di Giulia Tramontano

La messinscena della scomparsa della compagna è stata solo l’ultima recita di Impagnatiello. Negli ultimi giorni ha cercato di mantenere sempre il controllo, atteggiandosi a compagno distrutto

Ore 7.50 di domenica scorsa: "Hey, io sono arrivato al lavoro, ora scendo a cambiarmi, faccio colazione e attacco", il buongiorno alla compagna Giulia Tramontano. "Hey, ma sei ancora a letto?", il messaggio delle 10.05. "Ci stiamo preoccupando tutti" alle 18.10, per poi aggiungere mezz’ora dopo: "Prima in casa continuavo a guardare la nostra foto di Ibiza che abbiamo fatto il quadro..." e chiudere alle 19.07 con "Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano per buttare giù tutto".

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Rilette oggi, quelle frasi mettono i brividi. Quando le ha scritte, Alessandro Impagnatiello sapeva che la ventinovenne che tra due mesi lo avrebbe reso papà per la seconda volta era già morta. E a ucciderla era stato proprio lui. Eppure ha continuato a inviare sms per "precostituirsi la prova di quanto avrebbe successivamente dichiarato" e accreditare l’allontanamento volontario.

È stata l’ultima recita del barman trentenne nativo di Sesto San Giovanni, reo confesso dell’omicidio della fidanzata incinta. Una recita in cui, secondo i carabinieri, avrebbe dato l’ennesima dimostrazione della sua capacità "manipolitoria e ingannatrice".

Una recita in cui ha interpretato un doppio ruolo. O meglio, lo stesso con due donne diverse. Da alcune testimonianze, è emerso ad esempio che, nelle occasioni in cui l’amante-collega di lavoro Chiara è stata a casa sua a Senago, Impagnatiello "toglieva di volta in volta fotografie e dettagli che lo ritraevano" con Giulia. Il 20 maggio scorso, poi, ha detto alla compagna che avrebbe trascorso un weekend con un amico in Emilia-Romagna; invece era al compleanno di Chiara.

Chi ha avuto modo di starci a contatto negli ultimi giorni lo descrive come una persona che ha cercato di mantenere sempre il controllo, atteggiandosi a compagno distrutto pure quando stava per essere inchiodato. Una maschera che si è sciolta in un attimo. In pochi secondi, i tutorial YouTube sui cocktail dal bancone del lussuoso ’Armani Bamboo’ sono diventati fotogrammi sbiaditi di un narciso senza difese, sostituiti dai racconti di un’amica di Giulia sul soprannome "lurido" che gli avrebbero affibbiato i colleghi e sulla presunta sospensione dal lavoro "per aver sottratto soldi".

A posteriori, i militari hanno scoperto che a ogni loro mossa l’uomo compulsava i portali di ricerca per studiare contromisure: "Rimuovere macchie candeggina... rimuovere macchie sudore... rimuovere macchie di sangue...", digita tra le 11.04 e le 11.06 di mercoledì, negli stessi momenti in cui i carabinieri stanno passando al setaccio la sua T-Roc.

Quattro giorni prima, la cronologia di internet rimanda altre ricerche: "Ceramica bruciata vasca da bagno... ceramica bruciata vasca...". Sono le 19 del 27 maggio: Impagnatiello sa che Giulia ha appena finito di parlare con Chiara e che sta tornando a casa. È la prova, per gli inquirenti, che in quei minuti il trentenne sta pianificando l’omicidio che commetterà tra le 20.15 e le 20.30: dopo aver accoltellato la ventinovenne (a suo dire "per non farla soffrire" dopo che lei si sarebbe ferita al collo), trascinerà il corpo proprio nella vasca da bagno.

"Confermo – dirà al pm Alessia Menegazzo – di aver fatto la ricerca relativa a bruciature nella vasca prima che Giulia arrivasse a casa, ribadisco che ho tentato di bruciarla nella vasca poiché la vasca era già danneggiata da una precedente bruciatura che era poco sotto il rubinetto". Ha tentato, senza riuscirci. Così ha continuato a spostare il corpo da un posto all’altro, fino a tenerselo in auto per un giorno: "Da quando ho messo il corpo di Giulia nel bagagliaio martedì, io ho comunque usato la macchina andandoci in giro con il cadavere nel bagagliaio".