"Hanno fatto il piano, era tutto organizzato. Mi dissero: ‘Registra tutte le chat tra Saman e Ayub Saqib, poi ci pensiamo noi’". Alì Haider è il fratello di Saman Abbas, la ragazza pakistana trovata sepolta a Novellara (Reggio Emilia): a processo per la sua morte ci sono i genitori, lo zio e due cugini. Nel dibattimento ieri è stato sentito il ragazzo che nel maggio 2021, quando lei fu uccisa, aveva 16 anni e oggi è maggiorenne: ha parlato da dietro un paravento, dov’è stato accompagnato evitando che i suoi sguardi potessero incrociare quelli dei parenti imputati. Lui registrò col cellulare le chat che Saman inviò a Saqib, il fidanzato in Italia osteggiato dalla famiglia che, secondo l’accusa, l’avrebbe uccisa perché aveva rifiutato le nozze combinate in Pakistan. Haider, costituito parte civile, è stato sentito ieri come testimone assistito. E poiché la Corte ha ravvisato indizi di reità a suo carico dal maggio 2021, a oggi è indagabile: fino a ieri, è stato detto in aula, non risultava però ancora iscritto dalla procura dei minori. Secondo gli inquirenti lui a un certo punto maturò e volle raccontare tutta la verità sulla fine di Saman: proposito che ha espresso anche ieri. Ma poi si sono susseguiti tantissimi "Non ricordo", contraddizioni e circostanze riferite ieri, ma mai nel maggio 2021 quando fu sentito da carabinieri e dal pm e neppure il 18 giugno 2021 dal giudice durante l’incidente probatorio.
In un video mostrato, immagini di telecamere di sorveglianza del 29 aprile 2021, si vede Saman che parla con il fratello nel cortile della loro abitazione e la ragazza che a un certo punto lo colpisce con uno schiaffo. Interpellato sul motivo del gesto il giovane ha risposto: "Avrò detto qualcosa per scherzare". Era capitato altre volte? "Sì per scherzare, quando litigavamo".
A metà pomeriggio piange, dice che gli fa male rivedere certi filmati. Ma poi continua a parlare. L’avvocato Luigi Scarcella (difesa del cugino Nomanulhaq Nomanulhaq) rimarca che lui aveva ripreso in video le chat proibite in tre distinte occasioni: il 27, 28 e 29 aprile 2021. La sera clou è quella del 30 aprile 2021. "Saman voleva fare la sua vita – dice lui –. Prese lo zaino, andò in bagno, si mise i jeans e uscì sulle scale. Mentre lei era in bagno, papà chiamò qualcuno, non so chi, e disse di stare attenti alle telecamere. I miei piangevano per finta per farla venire a casa. Le diedero carte che sembravano documenti, ma non lo erano". Lei sarebbe tornata per prenderli e andare via per sempre. "Papà mi disse di fargli vedere le chat, altrimenti mi avrebbe appeso a testa in giù nella serra". Saman finisce di parlare con Saqib alle 23.22, poi il fratello fa vedere le loro chat ai genitori. "Saman uscì dal bagno, andò in camera dai miei genitori e mio padre le mostrò quelle chat". Scarcella chiede come mai il padre sapesse che i video erano sul suo telefonino. Lui accenna ai pregressi dei giorni scorsi. "Poi la sera del 30 papà mi disse di dargli il telefonino. Io non volevo fargli sentire i vocali, ma poi mi minacciò". Siamo alla fatidica mezzanotte del primo maggio 2021. "Ero sulla porta, vidi tutta la scena. Mia sorella camminava, mio zio Danish Hasnain la prese per il collo con l’avambraccio e la portò tra le seconda e la terza serra. Lui lo vidi intero, i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq solo la faccia". Ricorre la domanda: "Perché non lo hai detto anche nel 2021?". Allora lui al giudice disse che Hasnain le mise una mano sulla bocca. "Avevo paura di mio padre", risponde lui.
Descrive sua madre nella sequenza video che dura un minuto. "Accompagnava mia sorella. Guardava ciò che succedeva mentre mio zio portava Saman, poi è tornata indietro". Ha detto che Nomanulhaq gli avva riferito che Saman era stata seppellita. "Avevo chiesto di riabbracciarla. Lo domandai pure allo zio, prima di partire per Imperia. Non ne parlai ai carabinieri perché non mi dissero dov’era, ma solo che era sotto terra". Racconta pure di aver sentito una volta suo padre che parlava di "scavare" e senti anche le parole "passare dietro le telecamere". E che i piani li fecero in una riunione "Nomanulhaq, papà, mamma, Danish e Ikram".