Mercoledì 24 Aprile 2024

Delitto del Circeo, sul film piomba la censura

Nelle sale da domani, sarà vietato ai minori di 18 anni: "Mette sullo stesso piano vittime e carnefici". Il regista Mordini: "Assurdo"

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di Giovanni Bogani

"La scuola cattolica", il film tratto dal libro di Edoardo Albinati che ripercorre la vicenda del massacro del Circeo, è stato vietato ai minori di 18 anni. Il film, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia lo scorso settembre, esce nelle sale domani. Era la notte fra il 29 e 30 settembre 1975. Tre ragazzi della Roma bene – Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira – violentarono e massacrarono per 36 ore due adolescenti, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti: portarono alla morte la prima e ad un trauma psicologico insanabile la seconda, interpretata nel film da Benedetta Porcaroli, che si salvò solo fingendosi morta. Il crimine sconvolse, alla metà degli anni ’70, l’Italia intera e aprì un dibattito sulla figura della donna. Dibattito che trovò un suo esito nel 1996, quando per la legge italiana la violenza sessuale passò dall’essere considerata reato "contro la morale" a crimine "contro la persona".

Una storia dura, vera. Una storia che il film racconta non certo con leggerezza o superficialità. Sono sconcertati produttori e autori della pellicola. Ma così ha motivato la sua decisione la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, incaricata dalla direzione generale cinema del Ministero della cultura: "Il film presenta una narrazione che sostanzialmente equipara vittima e carnefice. Nella prima parte del film un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce un’interpretazione in cui Gesù e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per queste ragioni la Commissione, a maggioranza, ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto". Un’interpretazione dalla quale prende le distanze Stefano Mordini, regista del film: "è esattamente il contrario di quello che racconta il film. Trovo assurdo che si vieti ai ragazzi anche solo di vedere, attraverso un libero mezzo d’espressione, quello che due ragazze come loro anni fa hanno subìto". Sorprese. E si sono detti sorpresi anche i familiari delle vittime.

In questo caso, la censura non riguarda un sedere o un seno di troppo, o scene di violenza, ma qualcosa di più sottile: le intenzioni "ideologiche" del film. Sulle quali si può discutere, ma che non è bello sottrarre alla riflessione dei ragazzi. Tutto questo colpisce ancora di più perché, lo scorso aprile, il ministro della cultura Dario Franceschini, istituendo la nuova "Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche", aveva dichiarato: "Finalmente abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti". E invece, eccome se si interviene.

In effetti questa non è, tecnicamente, censura. È un divieto ai minori. Dall’aprile scorso non si può vietare in assoluto l’uscita in sala di un film, o imporre tagli o modifiche. Ma vietare un film ai minori di 18 anni, per tali motivazioni, significa togliergli l’ossigeno economico della messa in onda televisiva: perché un film vietato ai minori di 18 anni non può proprio andare in onda.