Dei morti si sa solo che hanno più di 80 anni

Il bollettino quotidiano dei decessi lascia troppe incognite. Per affrontare meglio il morbo bisognerebbe conoscere più dettagli

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Roma, 22 ottobre 2020 - Sotto i numeri niente. Chi sono i morti per Coronavirus che ogni giorno conteggiamo? La contabilità dei decessi non può essere la contabilità di un ragioniere. L’aritmetica dei decessi è solo uno sfilare di cifre, ma non serve a nessuno di noi. Non ci serve per capire chi sono le persone che il Covid si è portato via, per vedere i loro volti, per comprendere se il morbo che è tra noi è una Grande falce che miete le sue vittime senza distinzione di sesso, censo ed età. E invece no, l’analisi quotidiana dell’impatto del Covid sulle nostre vite andrebbe affinata, umanizzata, ricondotta a forme di riflessione meno fredde per aiutare tutti noi – che non siamo statistici – a comprendere come comportarci e cosa temere.

Ci è stato detto che l’età media dei morti è sugli 80 anni. L’ultimo bollettino disponibile che analizza il dato crudele delle morti con un po’ più di precisione risale ai dati raccolti fino al 7 settembre. Impariamo da quel report che nelle settimane tra febbraio e inizio aprile l’età media dei deceduti era sotto gli 80 anni, poi ha sempre superato questa linea tranne che in alcune settimane eccezionali (ma mai sotto i 75-76), fra cui la prima di settembre.

Che cosa è successo? Qualcuno ci spiega perché l’età media è così elevata? Nello stesso report si legge che solo il 3,8% delle vittime non soffriva di altre patologie (il 62,6% soffriva di almeno tre patologie). Ma al di là di questo consuntivo, per capire l’impatto, tragico, ci manca il racconto quotidiano dei morti. Il racconto significa capire chi sono. Non basta l’età (dato che nei bollettini quotidiani è comunque raro trovare). Servono altre informazioni. Ieri la Toscana ha segnalato 13 decessi (7 uomini e 6 donne) con un’età media di 79,8 anni. Scoprire le età non è sempre facile. Una fonte sono le edizioni locali dei nostri giornali. Ma diventa difficile andare oltre. In Emilia Romagna gli 8 decessi vanno tra gli 81 e i 90 anni, con un uomo però di 68 anni a Piacenza. Numeri diversi, lontani dall’età media dei contagiati, mediamente 44 anni. Ebbene, che significa? Perché solo questi numeri e non altri dettagli? Malattie, patologie, complicanze, ritardi nelle cure, soccorsi, decessi in ospedale piuttosto che a casa....

Chi ci fornisce queste informazioni? Nessuno. Eppure l’Italia che deve restare a casa (come suggeriscono Speranza e Conte) ha bisogno di capire quello che i numeri non dicono.

Non diciamo di vedere i volti, ma tratteggiare una bozza di identità ci aiuterebbe a capire come meglio comportarci per ridurre i contagi, per curarci, prevenire, aiutare chi sta male. Sapere che ieri in Abruzzo si sono registrati 5 decessi non ci fa capire l’avanzare del morbo e il modo con cui si affronta. Le età dei morti? Possono confondere il giudizio. Serve altro. Ad esempio sapere che cosa ha provocato la morte di un 66enne a Teramo. E cosa ha stroncato il corpo di una 52enne in Sardegna dove gli altri due morti di ieri avevano 81 e 78 anni? Ritardi nelle cure? Patologie gravi? Ricadute? Come confrontiamo quei dati con il caso dell’88enne deceduto a Chieti? Altre patologie? O solo il Covid? Questo virus può stroncare un corpo non debilitato?

In Lombardia, la contabilità di ieri riporta il caso di una donna morta a Cuggiono di 79 anni, due vittime a Dairago (Milano) ottantenni. E due a Brescia, di 86 e 92 anni. Poi però la litania dolorosa dei decessi entra nella case di riposo, questo sì un dato che parla e ci indica come dobbiamo muoverci e intervenire. Cinque ospiti morti nella Rsa Morimondo (età media 80 anni). In Brianza 14 morti nella Rsa Villa Teruzzi.

Andare oltre ai numeri dei decessi e alle età servirebbe per farci capire la ratio che sta alla base dei Dpcm, delle regole, delle chiusure di strade, piazze, ristoranti. Fermano il contagio, ci è stato spiegato. Bene, ma come si sono ammalati gli anziani delle Rsa? Chi ha contagiato i 90enni morti? I nipoti? I figli? Le badanti? Gli operatori sanitari? Senza conoscere questi dettagli non solo non fermeremo il virus, ma non salveremo le vite di chi – anziano e malato – è il soggetto debole, la vittima designata della pandemia che non fa sconti e dispiega la sua forza soprattutto nei corpi di chi è debole. Le autorità sanitarie e il governo questo dovrebbero fare. Spiegare meglio i dettagli, che non sono curiosità, ma informazioni necessarie per comprendere quindi agire nel modo corretto.

 

 

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