Martedì 23 Aprile 2024

"Degrado e violenza, miscela esplosiva" La poliziotta: è solo la punta dell’iceberg

Nunzia Ciardi, capo della polizia postale: turbati anche noi, situazioni di questo tipo chiamano in causa tutta la società. "La famiglia deve educare i ragazzi all’uso del web. Per loro tutto inizia come una sfida lanciata dal leader del gruppo".

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di Veronica Passeri

Venti minorenni coinvolti in una chat degli orrori. Un caso sconvolgente che però è "la punta dell’iceberg" sottolinea Nunzia Ciardi, direttore del servizio Polizia postale e delle comunicazioni. "Un caso che deve interrogare tutti: adulti, genitori e società" sull’uso della Rete e dei telefonini. Con un punto fermo: non si lascia un ragazzino da solo con in mano uno strumento così potente.

Dottoressa Ciardi, che cosa ci racconta il caso di Firenze?

"Fare un’indagine del genere provoca grande sconcerto e dolore anche in gente esperta e del mestiere che si è trovata davanti a uno spaccato terribile: ragazzi, tra cui sette di 13 anni, che scaricavano contenuti con squartamenti e decapitazioni associate a immagini pedopornografiche. Una miscela esplosiva di degrado e violenza".

Come è stato possibile arrivare a tanto?

"È una considerazione amara che deve indurre tutti a una riflessione più approfondita anche perché questo caso è solo la punta dell’iceberg: per una rete di ragazzini che troviamo ce ne sono altre che non vengono alla luce. Qui c’è stata una mamma che ha avuto il coraggio di denunciare, ma ci sono casi in cui i genitori non scoprono o nei quali decidono di risolvere la questione al loro interno".

Smartphone e Rete sono pane quotidiano per i ragazzi, come renderli consapevoli?

"I ragazzini oggi hanno in mano un telefonino anche a 10 anni. Io non dico che, a una certa età, vada vietato, ma non bisogna darglielo lasciando ogni forma di controllo. È uno strumento potente che ti mette in contatto con tutto ciò che c’è sulla Rete, compresi contenuti inquietanti. Non sto consigliando a un genitore di un 17enne di stare accanto al figlio mentre naviga su internet, perché in questo caso il lavoro deve essere stato fatto prima, ma è chiaro che ragazzi di 12-13 anni non possono essere esposti a qualunque cosa. Bisogna che gli adulti riassumano una funzione educativa e di orientamento valoriale: no quindi al controllo occhiuto e al divieto cieco ma tornare ad essere punto di riferimento".

Gli adulti hanno ceduto la loro funzione di educatori?

"Sento persone che in nome di una mancata competenza tecnica che i ragazzi hanno e i grandi, talvolta no, si sono sottratti al loro ruolo. Invece bisogna interrogarsi anche su cosa sta diventando la Rete e sul fatto che può mettere a rischio i ragazzi. Ci sono 13enni tecnicamente capaci di stare nelle pieghe nascoste della Rete, ma senza alcuna consapevolezza di quello che scaricano e delle conseguenze penali e psicologiche dell’essere abituati a una tale dose di violenza".

Ma come cominciano a vedere questo materiale?

"Spesso tutto inizia come una sfida: c’è il ragazzo-leader del gruppo che inizia a mandare immagini di questo genere agli altri. La visione continua produce un processo di desensibilizzazione. Per quello che vedo sono ragazzi che poi portano i segni di tutto questo nelle relazioni, nel modo di affrontare il mondo e di vivere la sessualità".