Vittoria di 2 mamme su decreto Salvini: corretta la dicitura 'genitore' su carta identità

Il decreto del 2019 disponeva la scritta 'padre' o 'madre' sul documento di riconoscimento del minore, ma secondo il Tribunale di Roma "è viziato da eccesso di potere". Fonti di Palazzo Chigi: la decisione sarà esaminata dal governo

Roma, 16 novembre 2022 - Due madri (una naturale e una adottiva) di una bambina hanno vinto un ricorso che avevano presentato contro il decreto del 31 gennaio 2019 dell'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che impone sul documento d'indentità la dicitura 'padre' e 'madre' anzichè 'genitore'. L'ordinanza del tribunale civile di Roma del ricorso dispone, dunque, che "sulla carta di identità della bambina dovrà comparire la dicitura neutra 'genitore'". 

"Avevamo una sentenza di adozione passata in giudicato - spiega l'avvocata Federica Tempori, che ha assistito la coppia nella vicenda giudiziaria - e le mamme si sono presentate al comune per chiedere la carta identità ma allo sportello, giustamente, hanno detto che non si poteva procedere con la dicitura neutra ma occorreva la scritta 'padre e madre o chi ne fa le vei'ì. La coppia si è a qual punto rifiutata e dopo un primo ricorso al Tar ci siamo rivolti al tribunale ordinario che con una sentenza bellissima ci ha dato ragione". "Il giudice - ha proseguito l'avvocato - afferma che il decreto oltre a violare le norme, sia comunitarie che internazionali, è viziato da eccesso di potere. In quel provvedimento il ministro va oltre le sue competenze: la carta di identità è, infatti, un documento certificativo di una realtà già pre esistente nell'atto nascita che stabilisce una madre partoriente e una adottiva. Non può quindi esserci discrasia tra documento di identità e l'atto di nascita". 

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Palazzo Chigi: la decisione sarà esaminata dal Governo

L'ordinanza del Tribunale civile di Roma sulla qualifica di genitore nella carta di identità elettronica risale al 9 settembre 2022 e non è stata impugnata dal Ministero dell'Interno. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi, sottolineando che la decisione sarà esaminata dal Governo con particolare attenzione perché presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale.