Decreto Caivano Il giro di vite agita il Pd E la vera opposizione arriva dai preti

I dem scelgono la cautela, eppure nel partito c’è chi apprezza le misure. Il cardinale Zuppi: l’inasprimento delle pene può essere un deterrente. Ma dentro la Chiesa molti chiedono di andare oltre la sola repressione.

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Decreto Caivano Il giro di vite agita il Pd E la vera opposizione arriva dai preti

Il decreto Caivano trova l’opposizione su diverse sponde del fiume. Una parte ha superato il guado e si è piazzata con l’artiglieria per cannoneggiare il provvedimento. Un’altra, come il Pd, è incerta su cosa fare (sul sito deputatipd.it non c’è neppure un post). Spicca soprattutto la carenza di reazioni a caldo non sulle misure, ma proprio sulla “filosofia“ dei provvedimenti, a partire dal carcere più facile per i minorenni. "Dobbiamo prima guardare le norme annunciate. L’impressione a caldo è che si insista solo sull’aspetto della repressione, mentre serve anche la prevenzione" è il commento di Elly Schlein, segretaria Pd. Una reazione cauta, fotocopia di quanto detto dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei: "L’inasprimento delle pene può essere un deterrente per affrontare una situazione che ha caratteristiche nuove, ma occorre investire ad esempio sulle carceri minorili, aiutare il reinserimento dei minori che lasciano gli istituti di pena, lavorando sulla giustizia riparativa, garantendo i mezzi e la continuità perché possa svolgere il suo ruolo. Bisogna tenere sempre conto del contesto più ampio e della sfida educativa". Dentro la Chiesa i dubbi sulla stretta sembrano più netti che dentro i dem. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, nota per esempio che bisognerebbe "creare alleanze che vadano oltre gli interventi di repressione, non c’è una soluzione che passa solo da una maggiore vigilanza".

La segretaria Pd, da parte sua, ha bisogno di cercare un equilibrio anche dentro il partito dove alcuni manifestano una pulsione centrifuga. "Noi chiediamo con forza al governo – dice ad esempio Piero De Luca, deputato Pd e figlio del governatore campano – di mettere a disposizione maggiori risorse, più forze dell’ordine, ma chiediamo anche un lavoro più ampio. Il decreto cosiddetto Caivano è stato pensato più sull’onda dell’emozione che per risolvere i problemi che ci sono nei quartieri delle nostre città. Nei quartieri bisogna intervenire con investimenti nelle scuole, nelle reti sociali, nei presidi sanitari. Il governo sta facendo l’esatto opposto, ha tagliato 13 miliardi di progetti già finanziati nel Pnrr". Un tono veemente, lontano dalla prudenza della segretaria che deve tenere conto di una parte del Pd cui non dispiace la stretta sulle baby gang, come emerso nell’assemblea dei gruppi dem. "Il tema lo pongono anche le forze dell’ordine", chiosa la senatrice Valeria Valente.

È anche probabile che il Pd tema di restare nelle sabbie mobili dell’incertezza mentre le altre opposizioni, dalla Sinistra al M5S, sposano in pieno il mantra dello scrittore Roberto Saviano: quelle del governo sono misure di pura propaganda politica. Allo stesso modo, sono molto più netti i centristi come Calenda e Renzi. Divisi ormai su tutto, ma su Caivano dicono praticamente la stessa cosa: "Ogni volta che c’è un caso di cronaca, il governo fa un decreto". Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, rincara: "Una domanda da porsi è: che fine fanno i figli una volta che i genitori sono in carcere?". Un campo, il carcere, del quale fa parte, con autorevolezza, anche il cappellano del Beccaria, il carcere minorile di Milano, don Claudio Burgio: "Colpevolizzare i genitori, addirittura col carcere, mi sembra impraticabile. Non mi sembra neanche giusto, perché non bisogna generalizzare. Punire i minori non serve, bisogna investire sull’educazione".

Nino Femiani