Sabato 20 Aprile 2024

Debole nelle urne, forte in Aula

Sofia

Ventura

Il successo di Giorgia Meloni non nasce da un exploit imprevisto della destra. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia insieme posseggono una forza equivalente a quella risultata da queste ultime elezioni (43,8 per cento) ormai da anni. Se alle elezioni politiche del marzo 2018 raccoglievano circa il 37 per cento, nell’estate, a governo gialloverde avviato, secondo i sondaggi si attestavano intorno al 45 per cento. Già allora, inoltre, era dominante la componente della destra radicale. Ciò che oggi impressiona, in particolare gli osservatori stranieri, è l’avanzata del partito che si colloca sulla scala del post-fascismo, Msi e An. Ma quella avanzata altro non è che l’esito di un travaso di preferenze dalla Lega a FdI. Un travaso che molto deve alla crisi della leadership di Salvini, iniziata nell’estate del 2019 con la rottura con Conte e all’abilità di Meloni di costruire un’immagine efficace.

Oggi ci si interroga sulle possibili difficoltà della probabile nuova maggioranza, proprio a causa delle prevedibili tensioni tra la leader in ascesa e il leader in crisi. Si parla di un’inquietudine dei ‘governatori’ del Nord. La batosta elettorale, con la Lega scesa sotto al nove per cento, certo costituisce una legittima premessa per mettere in discussione la leadership e in tal senso si è già espresso Roberto Maroni. Ma in virtù della spartizione dei seggi uninominali tra gli alleati della destra, la Lega possiede una rappresentanza parlamentare che la sovrarappresenta ampiamente. Come in passato, si tratta di parlamentari che devono la loro elezioni a chi li ha candidati, ovvero il segretario. Dunque, forse assisteremo a tensioni tra partito parlamentare e partito sul territorio e al tempo stesso per Meloni non sarà cosa semplice gestire il rapporto con un leader sconfitto alle urne, ma con ancora strumenti per farsi valere. La navigazione del governo probabilmente non sarà facile.