Mercoledì 24 Aprile 2024

Debito comune e investimenti per il rilancio

Lorenzo

Castellani

era del denaro a costo zero è finita. Dal 2020 gli americani hanno riempito di stimoli fiscali l’economia, iniziative che hanno ridotto drasticamente la disoccupazione e alzato i salari, ma generato anche una galoppante inflazione che ha costretto la Fed al rialzo progressivo dei tassi d’interesse. Diversa è la situazione in Europa, dove c’è un guerra al confine e l’inflazione galoppa per la crisi energetica più che per la crescita dei salari. Qui gli stimoli fiscali dei governi europei sono stati più contenuti in proporzione all’America perché i debiti pubblici sono più elevati e la fiducia reciproca tra gli Stati è più ridotta. Di fronte alla spinta inflazionistica, la Bce ha però scelto di seguire la linea della Federal Reserve. I mercati hanno reagito negativamente e gli spread sono tornati a salire. L’Italia, per il suo enorme debito pubblico, incontra più problemi rispetto agli altri paesi europei poiché l’aumento dei tassi, presente e futuro, accresce il costo degli interessi da pagare. Una situazione che crea dei mal di pancia ai ministri del governo Meloni. La decisione della Bce è criticabile. La comunicazione di Lagarde è stata spesso incerta e, in questo caso, forse troppo affrettata nell’annunciare futuri rialzi dei tassi che raffreddano i mercati e alzano il costo del debito pubblico. Tuttavia, attaccare frontalmente la Bce come fatto da alcuni esponenti del governo italiano non sembra essere la strategia più efficace. Piuttosto bisognerebbe spronare la Ue a entrare nella nuova fase storica con emissione di debito europeo, una politica industriale comune più robusta attraverso defiscalizzazioni e investimenti, incentivi per aumentare la capacità produttiva delle industrie. I tassi d’interessi possono anche essere alzati per contenere l’inflazione, ma vanno accompagnati da una politica economica comune che permetta ai paesi europei di non rimanere indietro sul piano industriale rispetto a Cina e Stati Uniti.