Stadio Roma, indagato anche l'assessore Frongia. Lui si autosospende dal M5s

I legali del fedelissimo della sindaca Raggi: la procura chiederà l'archiviazione. In carcere l'ex presidente dell'assemblea capitolina De Vito, che non risponde al gip

Daniele Frongia (ImagoE)

Daniele Frongia (ImagoE)

Roma, 21 marzo 2019 - Anche l'assessore allo Sport del Comune di Roma, Daniele Frongia, è indagato dalla Procura di Roma per corruzione nell'ambito del filone principale dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Frongia, fedelissimo della sindaca Raggi che è stato anche vicesindaco di Roma, è indagato nell'ambito della parte dell'inchiesta che ha portato in carcere l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone e l'imprenditore Luca Parnasi

L'iscrizione nel registro degli indagati di Frongia è legata a quanto affermato nel corso di uno dei suoi interrogatori dall'imprenditore Parnasi. In particolare la vicenda sarebbe legata alla segnalazione, sollecitata da Parnasi, fatta da Frongia di una persona da assumere in una società rinconducibile all'imprenditore. 

"Per una questione di opportunità politica, nel rispetto del M5S, degli attivisti e di chi ci sostiene ogni giorno, ma soprattutto nel rispetto degli stessi principi che mi spinsero molti anni fa ad aderire al Movimento, una forza politica trasparente e in cui credo fermamente, ho deciso di autosospendermi dal M5S e di riconsegnare le deleghe attribuitemi dal sindaco Virginia Raggi in qualità di assessore allo Sport di Roma Capitale", ha dichiarato lo stesso Frongia. I suoi legali hanno però hanno fatto sapere che la procura chiederà l'archivazione per il loro assistito. "Da informazioni assunte personalmente dalla Procura, la posizione del nostro assistito sarà definita a breve con una richiesta di archiviazione", scrivono infatti in una nota. 

DIMISSIONI ACCETTATE CON RISERVA - La sindaca Virginia Raggi, a quanto si apprende da fonti del Campidoglio, ha accettato le dimissioni di Daniele Frongia ma si riserva di formalizzarle "in attesa degli sviluppi della vicenda giudiziaria auspicati dai legali dell'assessore".

MEZZACAPO RESPINGE LE ACCUSE, DE VITO NON RISPONDE - Intanto Camillo Mezzacapo, arrestato per corruzione nell'ambito di uno dei filoni dell'inchiesta che ha portato anche all'arresto di Marcello De Vito, ha respinto le accuse nell'interrogatorio del gip a Regina Coeli. "Non ho percepito nessuna tangente - ha detto -, ma solo compensi per attività professionali, curavo transazioni e attività che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione". Interrogatorio di garanzia in carcere anche per l'ormai ex presidente dell'assemblea capitolina, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

Ma De Vito chiederà comunque di essere ascoltato nei prossimi giorni per chiarire la sua posizione, "una volta che avremo organizzato la difesa". Il suo difensore, Angelo Di Lorenzo, ha riferito le parole di De Vito: "Chiarirò tutto. Sono sereno anche se molto dispiaciuto per quanto sta succedendo". 

Invece Mezzacapo ha risposto alle domande, come spiega il suo legale Francesco Petrelli: "Ha chiarito che la Mdl srl non è una società 'cassaforte' e non è in alcun modo riconducibile a De Vito".

"Ho svolto attività professionali che nulla avevano a che fare con l'attività politica di De Vito", sono le parole che Mezzacapo ha riferito al gip. Il legale Petrelli ha annunciato "faremo ricorso al Riesame".

Le intercettazioni: "Distribuiamoci i soldi"

Mezzacapo e De Vito sono in cella da ieri con le accuse di corruzione e traffico di influenze illecite. Secondo la procura ci sarebbero tre i gruppi immobiliari coinvolti: quello di Luca Parnasi, per lo Stadio e un progetto legato alla ex Fiera di Roma, quello di Pierluigi e Carlo Toti, che avrebbero pagato per ottenere l'ok alla riqualificazione degli ex mercati generali all'Ostiense, e quello di Giuseppe Statuto per un piano legato alla ex stazione di Trastevere.

SEQUESTRO PREVENTIVO - Inoltre il gip Maria Paola Tomaselli ha disposto il sequestro preventivo, "finalizzato alla confisca diretta, di 250mila euro nella disponibilità di Marcello De Vito e Camillo Mezzacapo, di 95mila euro riconducibile all'avvocato Virginia Vecchiarelli (indagata per corruzione e reati fiscali) e di 20mila euro attribuiti al commerciante d'auto Luca Bardelli (ai domiciliari). E il sequestro preventivo delle quote delle società Elevi srl e Mdl srl".