Morto in battuta di caccia, arrestato l'amico. La svolta grazie alla GoPro

"Davide Piampiano non si è sparato da solo". La verità nelle immagini della microcamera

Davide Piampiano aveva 24 anni

Davide Piampiano aveva 24 anni

Perugia, 28 gennaio 2023 - Davide Piampiano amava andare a caccia. E amava riprendere quello che succedeva mentre, con gli amici, inseguiva i cinghiali per poi pubblicarlo sui social. Lo ha fatto anche quella maledetta sera: l’11 gennaio ha indossato la sua GoPro, una microtelecamera, ed è uscito a caccia nei boschi di Assisi, nel Parco del monte Subasio. Proprio in quei filmati i carabinieri hanno trovato quella che ritengono la verità sulla morte del 24enne. Quei frame, che gli inquirenti definiscono "crudi e drammatici", racconterebbero che a uccidere Davide è stato un suo amico (che lui considerava come un secondo padre, dice chi lo conosce).

Poco più di cinquantacinque anni, residente ad Assisi, di famiglia: è stato arrestato ieri pomeriggio, con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo la Procura, diretta da Raffaele Cantone, l’uomo avrebbe "cercato di depistare le indagini alterando lo stato di luoghi, scaricando l’arma di Piampiano" e "soprattutto omettendo di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto": tutto ripreso dalla GoPro.

Ogni istante di quei filmati è finito sotto gli occhi attoniti e inorriditi dei carabinieri. Che hanno potuto ricostruire quei tragici momenti, assistendo di fatto alla morte 'in diretta' del povero Davide. Il "comportamento omissivo" dell’uomo arrestato "ha consentito di ipotizzare a carico dell’autore dello sparo l’ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accettato il rischio che il soggetto colpito potesse morire", ricostruiscono ancora gli investigatori.

Ma oltre alle immagini della telecamera trovata (e sequestrata) dai carabinieri ancora addosso a Davide, a indurre forti dubbi sull’ipotesi che il colpo fosse partito accidentalmente dall’arma del 24enne in seguito a una caduta, era stata l’autopsia che aveva escluso che il colpo fosse partito a bruciapelo. Le indagini, che sono ancora in corso, avrebbero poi permesso di accertare che l’uomo finito in carcere si era disfatto del proprio fucile e della propria giacca da caccia. Un caso drammaticamente simile a quello di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola sparato da Antonio Ciontoli, il padre della sua fidanzata: i soccorsi ritardati tanto da provocare la morte. Ecco, a quella giurisprudenza si sono uniformati gli inquirenti perugini accusando l’amico di Davide di omicidio volontario con dolo eventuale.