Matteo
Massi
Posto ergo sum. La revisione (digitale) del pensiero cartesiano non vale proprio per tutti. Perché tutti non sono Chiara Ferragni. Serve, sfoggiando un altro latinismo, l’auctoritas. Che quella o ce l’hai o non ce l’hai. La definizione di auctoritas: il prestigio (riconosciuto) che serve a influenzare le scelte altrui e anche collettive. Influenzare, ecco perché l’influencer Chiara Ferragni non è come le altre influencer. È bastato che ieri postasse su Instagram che Milano era una città violenta e poco sicura che il tema, al di là della manciata di interrogazioni precedenti sulla questione, è entrato immediatamente nel dibattito politico. Cavalcato per ora a destra.
Ma perché la Ferragni riesce comunque sempre a incidere, sia che si tratti di un tema frivolo sia che invece il tema diventi decisamente più serio? Non può essere solo una questione di follower: ne ha 23,5 milioni e se anche non tutti fossero italiani, significa comunque che buona parte del Paese la segue. Che lo faccia per curiosità o perché è interessata a quello che dice, poco importa. Sta di fatto che riesce ad arrivare dove molti – soprattutto politici – si sognano di arrivare. E così se la campagna vaccini va a rilento e gli anziani non vengono chiamati (inverno-primavera 2021) lei fa una storia con la nonna del suo Fedez che non è stata ancora contattata e subito scatta l’indignazione generale e la nonna viene vaccinata. Liliana Segre quando l’ha chiamata per il Memoriale della Shoah ha detto: "Sapevo che la signora Ferragni fa un lavoro molto importante, legato alla moda, ma so che tiene anche all’impegno sociale". Può piacere o non piacere, ma l’unica certezza è che Chiara Ferragni risulta credibile, quando dice (anzi posta) le cose. Non solo per i suoi follower. E di questi tempi non è poco.