"Date i vaccini in base al Pil delle regioni" La ricetta Moratti trova il muro di Speranza

Lettera dell’assessore lombardo ad Arcuri. Ma il ministro frena: il siero è un diritto di tutti, non conta la ricchezza del territorio. La replica: "Mai parlato di ricchezza, ma di capacità produttiva per contribuire il prima possibile alla ripresa del Paese"

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di Giulia Bonezzi

Non solo un alto tasso di mobilità, di densità abitativa, l’esser state più colpite dalla pandemia: per Letizia Moratti, da dieci giorni nuova vice presidente e assessore al Welfare della Lombardia, tra i criteri per ripartire i vaccini anti Covid tra le regioni dovrebbe esser tenuto in conto anche il contributo che quelle regioni danno al Pil nazionale. La bomba deflagra nel tardo pomeriggio, filtrando da un incontro che la neoassessore ha avuto con i capigruppo della maggioranza e dell’opposizione al Pirellone: la richiesta dei quattro parametri, incluso quello del Pil, da inserire per la distribuzione dei vaccini in Italia è stata formulata da Moratti in una lettera al commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri. E sarà "oggetto di un confronto in Conferenza Stato-Regioni", precisano in serata dal suo assessorato, sottolineando che il concetto "non è quello di dare più vaccini alle regioni più ricche" ma la richiesta di una "accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce uno dei principali motori economici" dell’Italia. Insomma: "Se si aiuta la Lombardia si contribuisce in automatico alla ripresa dell’intero Paese". "La vice presidente ha chiesto una serie di integrazioni che mi sembrano estremamente coerenti e logiche e ascolteremo cosa ne pensa Arcuri", l’ha sostenuta il governatore Attilio Fontana.

Ma il ministro della Salute Roberto Speranza, senza far nomi, ha già chiarito il suo pensiero in un tweet: "Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più". La Lombardia, che domenica è arrivata a 184.919 iniezioni di vaccino pari al 78,5% delle 235.620 razioni ricevute alla fine della scorsa settimana, è insieme all’Emilia Romagna e al Veneto una delle regioni più colpite dalla decisione di Pfizer di tagliare di circa 165mila dosi la fornitura di questa settimana (ufficialmente causa lavori per poter produrre più vaccini nello stabilimento belga di Puurs), e di redistribuire "unilateralmente", secondo la struttura del commissario, le restanti 397.800 tra i 293 hub di somministrazione in Italia: "Il ritardo sulle consegne comporterà per la nostra regione 25.740 dosi in meno", ha spiegato Fontana rivendicando d’aver tenuto le scorte per i richiami. Moratti, a quanto si apprende, ha già avuto un’interlocuzione telefonica con Arcuri, e gli ha chiesto di anticipare le vaccinazioni al personale scolastico e agli studenti degli ultimi anni di Medicina, quelli che entrano nei reparti, ma l’idea di distribuire le dosi anche in base alla ricchezza prodotta dalle regioni è emersa solo dopo l’incontro di ieri con i consiglieri regionali. "Criteri discutibili se non discriminatori", insorge Massimo De Rosa, il capogruppo dei 5Stelle, mentre Carmela Rozza, del Pd, liquida la proposta come "un tentativo di distrarre l’attenzione dai problemi della gestione del Covid in Lombardia". Michele Usuelli, di +Europa-Radicali, osserva: "La riduzione dei vaccini in Italia e in Europa annunciata da Pfizer sembra essere perché l’azienda ne assegnerà di più agli Stati Uniti. È lo stesso concetto. C’è sempre qualcuno con più Pil di te".

"Non può essere il Pil il parametro per l’accesso al vaccino, né a livello nazionale né mondiale. Sarebbe come dire che abdichiamo al senso profondo del diritto alla salute. Spero sia una fake news", commenta l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, mentre il capogruppo dem in commissione Bilancio alla Camera Ubaldo Pagano definisce la proposta della Moratti "indicibile".