"Dante? Era già europeista 700 anni fa"

Lo storico Alessandro Barbero traccia un ritratto del poeta fiorentino: "Era a metà tra popolo ed élite, oggi starebbe nel Pd"

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Dante, i guelfi bianchi, l’aristocrazia militare pronta a conquistare il potere con le armi... "Se devo pensare a Dante nella politica di oggi lo vedo nel Pd", dice lo storico Alessandro Barbero che accetta di giocare sulla Storia, ma visto che la storia dovrebbe essere maestra di vita, il “gioco” del professore specializzato in Medioevo, capace di insegnarla come pochi altri, può dire qualcosa su cui fermarsi un attimo a pensare.

"Dante serve un governo di popolo, il governo era in mano alle Arti, le corporazioni di mestieri che rappresentavano il mondo del lavoro. Ma chi contava erano gli imprenditori, i banchieri, gli industriali, tutt’al più i bottegai, non certo gli operai dell’industria tessile. Un governo che oggi sarebbe composto da rappresentanti di Confindustria, Confesercenti, Confartigianato... Si consideravano la spina dorsale del paese e il loro problema era difendersi dall’aristocrazia militare che voleva il potere e dall’estremismo del popolo".

Il Pd di oggi potrebbe essere il partito dei guelfi bianchi nella Firenze di Dante?

"Giocando, sottolineo, se sinistra significa popolo di gente che lavora, allora sì. Il Pd è l’erede di una politica di sinistra ma si identifica non più con gli ultimi ma con la spina dorsale del paese. Tende ad avere paura delle classi più umili e a flirtare con l’élite".

E gli altri? La nobiltà militare oggi chi è?

"Oggi non c’è più, nessuno più ostenta il fatto di essere ricco perché ha ereditato e può permettersi di esercitare il potere senza fare niente".

Dante era sovranista o populista?

"Forse si può dire che fosse europeista. La parola sovranista è una grande truffa, è un modo sgradevole di etichettare posizioni che hanno invece anche una valenza, per far credere che la sovranità del popolo, principio fondante della nostra costituzione, sia una cosa sbagliata. Dante credeva nella sovranità ma dava per scontato che lo stato nazionale, che per lui era Firenze, facesse parte di qualcosa di più grande. La indicava come cristianità ma in realtà intendeva umanità".

Ma chi oggi potrebbe essere Dante, l’uomo del Medioevo che lei racconta nel suo ultimo libro e non il geniale autore della Divina Commedia?

"Eh no, niente nomi. Nessuna associazione con chi magari ha lo stesso accento..."

Si può trovare traccia di un Movimento 5 Stelle ai tempi di Dante?

"È simile ai movimenti popolari che nascevano dal basso, protestando contro il regime, accusandolo di essere corrotto e di non rappresentarlo. Mi viene in mente la rivolta dei Ciompi, 50 anni dopo la morte di Dante. Erano operai tessili e garzoni che a un certo punto decisero che volevano essere rappresentati nel governo della città, e occuparono le piazze per far sentire la loro voce".

Ci ricorda come andò a finire?

"Male. Perché chi aveva il potere non lo voleva condividere e allora era disposto anche a far tacere il dissenso con la violenza. Finì con botte e ammazzamenti. Magari c’è stato anche qualche leader che si è venduto, è stato comprato..."

Allora o oggi?

"Allora certo, oggi giochiamo. Senza nomi".

Insomma non è cambiata molto la politica dai tempi di Dante?

"Sono cambiate le modalità, ma le pulsioni dell’uomo sono sempre le stesse. Oggi è cambiato il modo di vivere l’amore ma ci innamoriamo ancora come allora".

È cambiato anche il modo di affrontare le pestilenze o dalla storia abbiamo imparato qualcosa?

"Quando arrivò la peste nera si cominciarono subito a studiare contromisure, come l’isolamento dei malati, che non ebbero un’efficacia immediata ma nel tempo la peste fu presa d’assedio e ridimensionata. Quello stiamo facendo oggi, dall’inizio, e penso che si rivelerà efficace. Quello che invece non abbiamo imparato è che fare previsioni è impossibile. Loro non le facevano, noi sì, prevediamo quanto sarà il Pil il prossimo anno, e si rivelano quasi sempre sbagliate".