Vaccini, Garattini: "Danni di lungo periodo? Leggende. Dopo 6 mesi non succede più nulla"

Il farmacologo: "Le complicanze emergono quasi subito, i sieri anti Covid hanno già superato il rodaggio"

Campagna vaccinale in Italia

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"È trascorso ormai quasi un anno dalla sperimentazione ed effetti a lungo periodo non se ne sono visti. Quello che abbiamo osservato in questi mesi, e in tutto il mondo, è che la maggior parte degli eventi avversi sono insorti a breve: per quasi l’80% dei casi nella giornata di vaccinazione o il giorno successivo, e comunque quasi totalmente entro una settimana dalla vaccinazione. Come accade di solito anche per i farmaci. In virologia di solito se non emerge una complicazione entro sei mesi, un vaccino è considerato sicuro. E così allo stato è". Così il professor Silvio Garattini, farmacologo principe, presidente dell’istituto Mario Negri.

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Professor Garattini, l’Aifa ha però ricevuto oltre 91mila segnalazioni di effetti collaterali.

"Sì, ma guardiamo ai numeri nella loro globalità. Le 91mila segnalazioni sono a fronte di 76,5 milioni di inoculazioni e per l’86% quelli segnalati sono stati effetti avversi non gravi. E, aggiungo, anche quelli gravi, solo per il 48% sono correlabili alle vaccinazioni e pochissimi hanno portato a ospedalizzazioni e ’solo’ 14 a decessi".

I no vax fanno il processo alle intenzioni: si pretende di sapere cosa accadrà fra dieci o venti anni.

"Si pretende l’impossibile. Con questo criterio non dovremmo immettere sul mercato nessun farmaco e nessun vaccino. C’è un eccesso di sfiducia. Quello che sappiamo oggi è che quelli contro il Covid-19 sono vaccini che hanno una buona efficacia alla quale corrispondono effetti negativi accettabili. Se consideriamo i danni che insorgono dal virus, il fatto che abbiamo sofferto 130mila vittime e ancora oggi abbiamo 60-70 morti al giorno, non c’è paragone".

Molti non si fidano nella nuova tecnologia a mRna. Sbagliano?

"Questi di cui stiamo parlando sono vaccini tutto sommato molto più semplici di quelli che avevamo prima, perché contengono molte poche sostanze: c’è mRna, c’è una nanoparticella di lipidi e qualche sostanza per mantenere la stabilità dell’mRna. Era diverso per i vaccini precedenti che avevano addirittura una miscela inattivata dei virus stessi. Quello che emerge è il pregiudizio che siccome si tratta di mRna faccia qualcosa nel tempo. In realtà l’mRna viene rapidamente metabolizzato e non rimane nell’organismo per anni".

Si sente ragionevolmente sicuro sulla tecnologia di questi vaccini?

"Da quello che sappiamo non abbiamo in questo momento specifiche ragioni per pensare che ci possa essere un danno a lungo termine. Gli effetti collaterali, ripeto, avvengono tutti in tempi molto brevi e se guardiamo all’entità dei problemi, sono accettabili. In farmacologia non c’è niente di completamente gratuito, bisogna sempre considerare il rapporto beneficirischio al quale l’opinione pubblica non è abituata a pensare, visto che in Italia abbiamo ancora 12 milioni di fumatori".

È favorevole alla terza dose?

"Certamente ci sono pressioni dell’industria per arrivare alla terza dose. Io credo che, in attesa di avere i dati sulla durata della copertura vaccinale, la terza dose sia giustificata nei casi in cui ci si trovi di fronte a soggetti fragili: pazienti con trapianti d’organo o con tumori ad esempio, soggetti che hanno una risposta debole alle due dosi. Ma oer il resto io la penso come l’Oms: prima di pensare alla terza dose per tutti, cerchiamo di vaccinare il mondo".

Per una ragione di equità morale?

"Per equità e non solo. Il grave rischio che dobbiamo fronteggiare è che, se non immunizziamo tutto il mondo, il virus continui a circolare. C’è il rischio che si sviluppino varianti peggiori della Delta, varianti che non vengano bloccate dai vaccini che abbiamo. Questo è un problema serio che dobbiamo assolutamente evitare, per non dover ricominciare tutto da capo".

Lei è favorevole all’obbligo vaccinale?

"Secondo me è l’ultima spiaggia, quando abbiamo fatto tutto quello che si può fare per convincere tutti e non ci si è riusciti, si può arrivare anche a quello: non è una lesione della libertà perché garantisce la libertà degli altri di non ammalarsi".