Giovedì 18 Aprile 2024

Dalle proteste alla fatica di governare

Raffaele

Marmo

È complesso e contraddittorio fare i conti con la fatica del governare, dopo che si è stati a lungo all’opposizione e si sono cavalcate, a volte, le paure e le pulsioni delle viscere del Paese. È, in fondo, quello che racconta l’ultimo caso del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, che, evidentemente poco consapevole del ruolo, ha di fatto messo in dubbio l’efficacia e l’utilità dei vaccini.

Ora, fatta salva la prevedibile retromarcia, con annessa puntualizzazione e precisazione sull’"autentica" interpretazione delle parole pronunciate, il punto non è l’inciampo del sottosegretario. Il punto è che un conto è soffiare sul fuoco degli istinti collettivi e dei timori profondi di una comunità di fronte all’ignoto di una pandemia senza precedenti (come per le vaccinazioni), un altro è gestire fenomeni sociali complessi o, nella vicenda specifica, l’uscita da uno schema di riferimento scientifico sul quale hanno fatto affidamenti milioni di italiani.

Il meccanismo del passaggio dall’alimentazione della protesta, anche e soprattutto a fini elettorali, al governo di un Paese stratificato e diviso, come è tipico delle moderne democrazie, è un passaggio stretto che richiede una notevole capacità di adattamento. Senza che sia scontato che i risultati siano lusinghieri. Anche se vale comunque sia, almeno fino a un certo punto, il criterio della dimenticanza collettiva.

Abbiamo visto, del resto, come è andata nella scorsa legislatura con i grillini, per i quali abbiamo assistito anche a una sorta di andata e ritorno sul finire del governo Draghi: dall’opposizione a tutto o quasi al governo con tutti i quasi, cambiando posizioni e tesi di volta in volta. Fino al ritorno alle bandiere originarie nell’ultima campagna elettorale. Ma se non è uno scandalo cambiare idea, servirebbe almeno un corso su come gestire le giravolte quando si va al governo.