Giovedì 25 Aprile 2024

Dalla libertà sessuale agli Harmony "L’Eros nella Terza Età è rivoluzione"

Lidia Ravera scrisse nel 1976 l’allora scandaloso “Porci con le ali“ e ora cura una collana per l’editore dei romanzi rosa

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di Viviana

Ponchia

C’è stato il tempo di Porci con le ali, il diario porno-politico di due adolescenti scritto nel 1976 a quattro mani con Marco Lombardo. Un caso editoriale, il frutto proibito di un’epoca pensato come saggio sulla liberazione sessuale. E poi acclamato, censurato, molto letto anche dagli adulti. Adesso c’è il Terzo tempo sotto il segno di Harmony, il rosa all’ennesima potenza. Non uno ma tanti romanzi (due in uscita la prossima settimana) con ambizioni rivoluzionarie: confermare attraverso racconti di amori attempati e felici che il desiderio e il gioco della seduzione non hanno data di scadenza. Lidia Ravera ha ideato e proposto ad HarperCollins la collana che prima non c’era: storie che legittimano gli over 60 (quasi il 30% della popolazione, 17 milioni di persone) a sognare, conquistare, fare progetti sentimentali. Lo slogan è: "Per una vita che duri tutta la vita".

Il gesto, anche questa volta, è chiaramente politico.

"Ed è l’unico nesso con Porci con le ali, perché quel libro era una riflessione sull’ipocrisia e analizzava anche i limiti della liberazione sessuale. Il passaggio brutale dal mito della verginità al mito di doverla perdere il prima possibile. A distanza di 45 anni funziona ancora. Ma Terzo tempo è un’altra cosa, anche se parte sempre da considerazioni politiche".

Quali? Iva Zanicchi che a 82 anni confessa di fare ancora sesso con suo marito? Il fatto che la confessione venga considerata una notizia?

"Quella sparata è figlia dei cliché che io mi diverto a impallinare. Conosco tanti ottantenni con una vita erotica normale, con o senza marito, che non vanno a raccontarlo in tv. Non dovrebbe essere l’eccezione. Ma al tempo stesso non vorrei che ci cadesse addosso anche la responsabilità di ripassare il kamasutra a 90 anni. Rivendico la necessità di costruirsi una vecchiaia su misura. La longevità ci ha regalato tre decenni ma gli stereotipi, soprattutto nei confronti delle donne, li rendono una stanza deserta, un lungo corridoio buio e non arredato. La considerazione politica nasce dal fastidio di sapere che tante signore si vergognano della loro età... Bisogna lavorare sull’immaginario, dimostrare che quel bonus di vita non ha senso se ci si mette sedute ad aspettare la fine. Io so farlo con la scrittura, le autrici che collaborano al progetto di Terzo tempo anche". Quando si è giovani, si è giovani, più o meno, tutti nello stesso modo. Vecchi, se si resta in vita abbastanza, lo si diventa ognuno a modo suo. È l’incipit del suo romanzo, Terzo tempo, uscito nel 2017. Quindi può esserci la sessantenne scatenata e la sessantenne che ne ha le scatole piene dell’amore.

"E questa si chiama libertà. Lavorare sull’immaginario significa smontare i condizionamenti culturali che inchiodano una donna alla sua età. E privano la sessantenne che ancora aspira a quel tipo di appagamento della gioia di essere tirata fuori dal mucchio, di essere riconosciuta come preferita. La società che invecchia è un problema bello grosso. L’eros cambia. Ma la macchina desiderante non si inceppa mai, anche se si diventa più selettive. Gli uomini che amano a prescindere dall’età esistono. Sono pochi, ma intenditori eccellenti. Riconoscono l’antiquariato e lo preferiscono al trionfo del modello Ikea".

Esiste un quarto tempo? Consigli per l’uso?

"Si diventa ufficialmente vecchi a 78 anni. La mia rivoluzione è considerare la vita un viaggio in cui ogni età è un paese straniero da attraversare con la curiosità dell’esploratore. Il quarto tempo mi provoca un interesse appassionato. Ripeto: mi imbarazza l’idiozia del luogo comune perché aspiro a una società senza età. Ho amici giovani e quando esco con loro non voglio sentirmi come l’ imbucata a una festa. E quando frequento gli ultraottantenni non voglio sembrare quella che si affaccia sul baratro".

Lei ha fatto pace con l’età?

"Per forza, perché mi pongo il problema da quando avevo 20 anni, ho scritto una quadrilogia sull’invecchiare, per Bompiani, uno è il Terzo Tempo che dà il titolo alla collana. All’inizio del viaggio, quando ero una bambina, mi scocciava la disumanità della condizione umana, una vita sola, e a termine, mi pareva intollerabile. Ho fatto la scrittrice per moltiplicare la vita, raccontandola, e salvarmi la pelle. Oggi so che il bello di diventare vecchi è poter smettere di raccontare balle agli altri e a se stessi. È una stagione di grande empatia in cui capisci, tolleri, perdoni. Soffri di una lucidità magnifica e terribile, non hai più bisogno dello sguardo degli altri per capire chi sei. E puoi perfino diventare magnanima".