Giovedì 18 Aprile 2024

Dalla cittadinanza a "Bolsonaro chi?". Il paese degli avi si vergogna di lui

Viaggio ad Anguillara Veneta, che nel 2021 lo accolse per il riconoscimento onorario. I Verdi: "Revocare l’atto"

Le proteste per l’arrivo di Jair Bolsonaro ad Anguillara Veneta nel novembre 2021

Le proteste per l’arrivo di Jair Bolsonaro ad Anguillara Veneta nel novembre 2021

Anguillara (Padova), 11 gennaio 2023 - Scusi, Bolsonaro chi? Ad Anguillara basta la parola, o il cognome, che sia con la "z" (Bolzonaro) veneta o la "s" brasiliana biascicata nelle trascrizioni dei vecchi registri anagrafici di là dell’Atlantico, nel Brasile degli emigranti italiani di fine Ottocento. E pensare che anni fa – ma neanche tanti, facciamo tre o quattro – c’era la corsa (o quasi) a rivendicare antenati in comune e parentele fino al settimo o all’ottavo grado con l’ex presidente del Brasile autoesiliato in America tra ospedale, promesse di ritorno e voci di fuga dalle indagini. Ecco: oggi, invece, nel paese dal quale il 22 aprile 1888 partirono i suoi antenati (Vittorio col padre Angelo e la famiglia) e che il primo novembre 2021 gli ha dato la cittadinanza onoraria tra squilli di tromba e proteste, trovare in poche ore un Bolzonaro (con la zeta) è già difficile, ma trovare qualcuno che voglia anche solo parlarne è quasi impossibile. "Vada a quel bar là dietro, magari trova qualcuno che fa di cognome così". Sì, ma il bar è chiuso. Cristian Bolzonaro, che con Jair condivide (forse) una parentela di quattro o cinque generazioni fa, la mette così: "Quando mi presento dai clienti (è tecnico di telefonia, ndr), magari ci scappa la battuta. E io rispondo: guardi che sono parente davvero. È un gioco, mi tengo lontano dalla politica. Problemi? A volte imbarazzo, ma sono un parente lontanissimo". Benvenuti ad Anguillara, nella seconda casa di Jair Messias Bolsonaro, quattromila anime o poco più sulla sponda padovana del Po, dove nella villa che ospitò il maxi ricevimento per l’allora presidente brasiliano sventola ancora la bandiera carioca accanto a quella italiana e dove la facciata del municipio dopo quattordici mesi porta ancora i segni del raid vandalico che il 29 ottobre 2021 cinque incappucciati misero a segno in pieno giorno. Era un venerdì mattina e solo una settimana prima il Consiglio comunale aveva votato a maggioranza la proposta di conferimento della cittadinanza onoraria al presidentissimo del Brasile in arrivo per il G20. Gli incappucciati scrissero in nero "Fora Bolsonaro" (via Bolsonaro), spruzzarono vernice spray rossa e scaricarono letame sulla porta. La scritta è stata cancellata, tensioni e polemiche corrono sottovoce nel paesino diviso come in tifoserie, pronte a ribollire a ogni sussulto della spericolata carriera politica dell’illustre concittadino d’oltreoceano.

La consegna del silenzio. In municipio un’impiegata fa spallucce e riferisce che l’amministrazione non è presente. Nessuno, neanche la sindaca Alessandra Buoso, eletta nel 2019 con una lista civica vicina al centrodestra, la prima nella storia del paese. Chi non ha problemi a dire la sua, anzi, è il predecessore, Luigi Polo ("iscritto al Pd, ma moderato", precisa lui), assessore per quattordici anni e poi sindaco per altri dieci, dal 2009 al 2019. "Ma non sono io che ho dato la cittadinanza onoraria a Bolsonaro e non sono nemmeno d’accordo. Lo scriva, però", avverte. Piuttosto da assessore alla cultura e appassionato di storia locale tirò fuori dagli archivi del Comune la storia di quella come di tante altre famiglie di "villici", braccianti e poi mezzadri al servizio dei grandi proprietari terrieri, che partirono per il Brasile in cerca di fortuna. I Bolzonaro lo fecero nel 1888: Angelo, la moglie Francesca e i figli Vittorio (trisavolo di Jair), Giovanna e Tranquillo. Ecco, un conto è la storia e un conto l’attualità.

"Va bene la cortesia istituzionale, va bene anche il dovere dell’accoglienza del presidente di uno Stato estero – dice Polo –, ma da qui alla cittadinanza onoraria ce ne passa. Non c’era nessuna ragione e la scelta non è stata condivisa con la comunità". Sarà per questo che ha aderito all’azione avviata dai Verdi per revocare la cittadinanza della discordia all’ex presidente. Dalla cittadinanza onoraria a quella anagrafica il passo è lungo, ma mica tanto, e in Brasile c’è chi scrive che Bolsonaro potrebbe anche fare a ritroso la strada degli antenati, perché tra l’Italia e il Paese sudamericano non c’è un accordo bilaterale per le estradizioni. Sì, ma intanto ad Anguillara c’è chi è pronto a fare le barricate. Dice il consigliere d’opposizione Antonio Spada: "Non giudico Bolsonaro, ma è una persona divisiva. Chiederemo la revoca della cittadinanza onoraria con una mozione in Consiglio comunale, dopo averlo fatto già davanti al giudice".