Dal tango anti Thatcher al no a Mosca Eurovision: canzonette e (geo)politica

Martedì a Torino comincia la "Sanremo europea", che da sempre fa i conti con le crisi internazionali

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di Andrea Spinelli

Non sono solo canzonette. Apolitico sì, ma non organizzato su un altro pianeta, l’Eurovision si è sempre trovato a fare i conti con le piccole-grandi crisi internazionali che dividono i popoli. Inevitabile, quindi, che la guerra ucraina impattasse sui destini di questa 66ª edizione in programma da martedì a Torino. E se un tempo i conflitti potevano trovare sul palcoscenico della “Sanremo europea” un’eco più o meno ovattata – quando nell’82, ad esempio, la manifestazione fu ospitata dal Regno Unito ad Harrogate in piena Guerra delle Falkland la spagnola Lucia per solidarizzare con gli argentini presentò un tango – l’allargamento ad Est e in particolare l’arrivo nel ‘94 di un nuovo ingombrante protagonista come la Russia ha inevitabilmente innalzato le tensioni. Che si sono andate ad aggiungere alle questioni palestinese e cipriota.

Come scrisse nel ’79 il giornalista belga Jean Courcrand su Le Soir, "se l’Eurovision Song Contest non si occupa di politica, è la politica ad occuparsi dell’Eurovision"; verità assoluta al pensiero che nell’agosto del 2009 quarantatré cittadini azeri senza alcun precedente furono convocati al Ministero per la Sicurezza Nazionale di Baku per essere interrogati dalla polizia con l’accusa di comportamento antipatriottico perché dai tabulati telefonici risultava avessero votato per la canzone armena. Proprio quell’anno la Russia, organizzatrice della manifestazione, era riuscita, invece, ad ottenere dall’ Unione Europea di Radiodiffusione, organizzatore paneuropeo del kolossal televisivo da 200 milioni di telespettatori, la squalifica della Georgia dalla competizione, con cui era in guerra, per essersi presentata con una canzone dal doppio senso eminentemente provocatorio come We Don’t Wanna Put In. Russia sulle cronache pure nel 2013, quando il sempiterno ministro degli esteri Sergej Lavrov in un incontro con l’omologo azero mostrò pubblico risentimento per il fatto che la giuria eurovisiva dell’Azerbaigian non avesse assegnato punti alla canzone della connazionale Dina Garipova nonostante quella di Mosca avesse dato il massimo al rappresentante dell’Azerbaigian, Farid Mammadov. Nel 2014 l’invasione della Crimea ha fatto precipitare le cose costringendo in quel di Copenhagen le incolpevoli rappresentati russe Anastasija e Maria Tolmačëvy a subire i fischi di un B&W Hallerne manifestamente ostile.

Una protesta tanto clamorosa da indurre l’anno successivo gli organizzatori a ricorrere ad espedienti tecnologici per ridurre l’impatto audio della sala durante l’esibizione viennese di Polina Gagarina, arrivata però poi seconda davanti a Il Volo. Dinnanzi ai fatti di Copenhagen (e alla vittoria di una drag queen come Conchita Würst) Putin carezzò addirittura l’idea di rispolverare l’"Intervision", l’Eurovision “con la stella” che i Paesi dell’Est s’erano inventati in epoca sovietica. Lo scontro tra Russia e Ucraina sul palcoscenico dell’Esc ha raggiunto probabilmente l’acme, però, nel 2016 quando al Globe di Stoccolma arrivò Sergey Lazarev con una You are the only one in fuga per la vittoria anche per il set kolossal ideato col concorso dei professionisti di Las Vegas. La Russia trionfò al televoto, ma le giurie ribaltarono l’esito del giudizio popolare portando sul gradino più alto l’ucraina Jamala con 1944, canzone che parlava delle persecuzioni dei tartari della sua terra ad opera di Stalin e quindi con riferimenti neanche tanto sottotraccia a quanto stava accadendo tra il Mar Nero e il Donbass.

Tenuto conto di tutti questi precedenti, quest’anno l’Uer avrebbe chiuso pro bono pacis entrambi gli occhi davanti all’ "operazione speciale" di Putin se Kiev non si fosse impuntata nel pretendere l’espulsione di Mosca dall’edizione 2022 trovando il sostegno della Finlandia, delle Repubbliche baltiche e di altri Paesi europei pronti a disfare le valigie nel caso la Russia avesse conservato il proprio posto tra i partecipanti.