Dal Gange al Po, il viaggio dello sciacallo dorato

Mai esistito nel nostro Paese, è migrato dall’India ai Balcani e in Friuli. Dal 2017 segnalato in Emilia. Lo zoologo: duecento esemplari

di Rita Bartolomei

 

È tra noi, in Italia, da quasi quarant’anni. È arrivato da solo, e questa è la cosa davvero stupefacente della storia. Poi nel 2017 ha oltrepassato il Po. Conquistando terreno sul lupo, il suo primo nemico, fino a ieri signore delle aree boscate. Lo sciacallo dorato (canis aureus) comincia ad essere avvistato attorno alle nostre case. Duecentodieci esemplari censiti finora tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e 5 province dell’Emilia Romagna (Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara). Più raro di lui solo la lince.

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"È uno spazzino, mangia schifezze. Negli stomaci troviamo soprattutto spazzatura, addirittura cicche di sigarette", parte dalla fine Luca Lapini, 64 anni, zoologo che studia lo sciacallo dorato da quando l’animale ha fatto i suoi primi passi nel nostro paese. Portandosi dietro un carico di mistero e leggende. Di origini indiano-persiane – animale delle favole – è approdato ottomila anni fa nei Balcani, come raccontano i fossili.

Il nome sciacallo – pur mitigato dall’aggettivo dorato – non promette simpatia, invece Lapini se ne è innamorato. È successo quando ha sentito per la prima volta un piccolo chiamare la madre. Uau, uau, uau! Un ululato simile a quello del lupo ma più armonioso. Una firma acustica finale unica. "Per questo nel Nord Europa lo chiamano anche volpe canterina – spiega lo zoologo –. La sua presenza da noi è storicamente rilevante, perché si tratta di una specie arrivata per conto suo. Questa è una cosa strepitosa. Assolutamente nuova per l’Italia, non c’è mai stata, ce lo confermano i fossili".

Cornacchia grigia, lo 'spazzino' sempre meno timoroso dell'uomo

Gli stessi, appunto, che invece testimoniano il viaggio avventuroso dello sciacallo. Il piccolo carnivoro è partito dall’India poi è sceso dal Caucaso. "Quando è arrivato nell’Europa balcanica – ricostruisce Lapini – è rimasto relegato alle coste dalmate e montenegrine per molti secoli. Poi ha iniziato a spostarsi verso nord, sfruttando le oscillazioni della popolazione del lupo. Che è il suo principale antagonista, se lo mangia proprio". Così negli anni ’50, quando il nemico ha perso davvero terreno per intervento dell’uomo, lo sciacallo dorato ne ha approfittato "arrivando a Caporetto, per poco in territorio sloveno. Quindi ha cominciato a riprodursi in Istria, che è stata colonizzata nell’80". Il primo esemplare in Italia è stato catturato a San Vito di Cadore, a un chilometro dalla discarica di Cortina, era il 1984.

Lapini sa bene che "la parola sciacallo si porta dietro una serie di connotazioni negative". Anche se ha una storia importante, che affonda le radici nelle origini arabe, indiane o persiane. Ma, certezza di studioso, "è sufficiente sentirlo ululare e ti passa subito il fastidio".

Perché la specie è molto ’vocifera’ – in altre parole chiacchierona – e viene censita proprio usando questo sistema. Solo in un caso non risponde: se è da solo. C’è una rete di appassionati – veterinari, faunisti, zoologi – che pubblicano il Canis aureus news. Registrano gli ululati, documentano i passaggi con le fototrappole e mettono insieme così, segnalazione dopo segnalazione, una mappa della presenza di questi animali, se visti di corsa possono essere scambiati per piccoli lupi, ma il rapporto è di 10-13 chili a 40. A tutto svantaggio dello sciacallo dorato. Che per Lapini è davvero un bel tipo: "Monogamo, s’innamora di una femmina e con quella resta. Sociale". E utile, alla fine: "Questa è una bestia che dove arriva s’insedia attorno a discariche di rifiuti". E mangia, ad esempio i topi. Sarebbe da arruolare, in certe città.

Mauro Ferri, veterinario del Modenese, animatore delle News, rivela: "Abbiamo documentato 13 casi oltre il Po, dal 2017. Dodici sono certi, l’ultimo è da inventario, lo teniamo lì in attesa di approfondire. Ne abbiamo registrato uno solo in tre anni, tutti gli altri in due mesi". Lapini è affascinato dall’effetto sorpresa: "Stavamo seguendo un nuovo gruppo parmense ma abbiamo scoperto che lo sciacallo è ormai diffuso in gran parte dell’Emilia Romagna". Poi riascolta l’ululato dei piccoli che rispondono alla madre. "Come si fa a non intenerirsi?".