di Beppe Boni Nell’infernale scenario ucraino di convergenze parallele dove si intrecciano guerra e tavoli di trattativa, la tensione si alza ancora e sul terreno si spostano lentamente le pedine con combattimenti più orientati verso il Donbass e Odessa. Dall’Occidente a trazione americana arriveranno nuove armi, non gli aerei, ma comunque assetti bellici sofisticati e potenti destinati all’Ucraina. Questo passo in avanti suona come il varco del Rubicone di Cesare. Fino ad oggi Kiev ha ricevuto soprattutto armamenti leggeri, come missili anticarro e missili antiaerei Fim 92 Stinger, che si sono rivelati efficaci in molte aree di scontri. Ma non risolutivi. Ora però, diplomazia a parte, l’Ucraina chiede altro e Stati Uniti, Inghilterra e Australia rispondono annunciando massicci invii di sistemi d’armamento. L’Italia approva, non tace, ma sussurra, non fa dichiarazioni roboanti ma sta nella partita. Il premier Mario Draghi ha già dettato la linea della fermezza. Dal Pentagono, direttamente o indirettamente, arriveranno in dono di Pasqua a Zelensky, soprattutto carrarmati necessari in questo remake della guerra di posizione. Sono probabilmente dei T72 di fabbricazione sovietica ripescati da qualche Paese dell’ ex Urss. Ma si parla anche di una cinquantina di blindati PVB501, parte dell’arsenale della Germania Est poi passati alla Germania Ovest e dopo un maquillage tecnico rivenduti alla Svezia e girati nuovamente alla Repubblica Ceca. Macchine da usato sicuro, ma ancora utili sul terreno ucraino. Insieme alla Gran Bretagna si è esposta a sorpresa anche l’Australia. Il primo ministro Scott Morrison ha confermato che saranno inviati alcuni Bushmaster (l’Australia ne ha mille), potenti veicoli corazzati gia usati con successo in Iraq e Afghanistan, dotati di cannoncino, abili al trasporto di mortai e fino a 10 soldati da impiegare sul terreno. Sono colossi capaci di viaggiare a lungo anche con le ruote forate e con una dotazione di carburante e rifornimenti ...
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