Dadone per la cannabis libera, governo diviso

La ministra M5s apre all’uso per scopi ricreativi, Lega e Forza Italia contrarie. Pd favorevole, la Meloni attacca: "Messaggio devastante"

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di Ettore Maria Colombo

La legalizzazione delle droghe leggere divide. Come avvenuto già alla Camera in occasione del voto sull’adozione del testo base che mira a liberalizzare la cannabis, la netta frattura tra centrosinistra e centrodestra si ripropone. I ministri di M5s e Pd da una parte, favorevoli a una normativa che riveda le attuali regole sull’uso e la coltivazione della cannabis, e il centrodestra dall’altra, fermamente contrario a qualsiasi iniziativa in tal senso e proibizioniste.

La nuova occasione di scontro la offre la VI Conferenza nazionale sulle dipendenze, promossa dalla ministra alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone (M5s). Un appuntamento che torna dopo 12 anni di – colpevole – assenza da parte di tutti i governi precedenti, dal 2009 in poi. La ministra prima ricorda di essere tra le promotrici di una legge per la legalizzazione della cannabis. Poi, nell’intervento alla Conferenza, spiega che, sul tema delle dipendenze, "l’auspicio è arrivare alla stesura di un piano nazionale di azione", anche se poi glissa sul clamoroso successo della raccolta delle firme per il referendum sulla cannabis che, promosso dai soli Radicali (e SI), ha raccolto un milione di firme.

Sul tema interviene anche Sergio Mattarella, sottolineando come il "fenomeno delle dipendenze" abbia "spesso radici profonde, legate a disagi che possono riguardare ciascuna persona e che la società fatica a cogliere per tempo. Comprenderlo rappresenta un punto di partenza fondamentale per intervenire con la determinazione necessaria".

Ma è la legalizzazione delle droghe leggere ad accendere lo scontro. L’invito della ministra è liberalizzare la cannabis, come annunciato dal nuovo governo tedesco: "L’Italia la deve valutare, ma bisogna trovare maggioranza al Parlamento".

Il guaio è che, in Parlamento, mancano i numeri. Sul testo base sulla cannabis la maggioranza, infatti, si è spaccata, alla Camera. A settembre Pd, M5s, Leu e +Europa hanno votato a favore, Iv si è astenuta, Lega e Forza Italia votato con FdI. Il testo è fermo e difficilmente vedrà mai la luce. Come dimostra il dibattito di ieri. Per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, occorre superare un "approccio meramente repressivo", evitando "ipocrisie, ideologie, fanatismi e propaganda politica". Secca la replica di Matteo Salvini: "E’ molto preoccupante che un ministro della Repubblica parli con leggerezza di droga. La Lega è dalla parte della vita e dei giovani: il ministro del Lavoro si occupi di lavoratori, lasci che di lotta alla droga si occupino famiglie, esperti e comunità", taglia corto il leader leghista.

E se la ministra azzurra agli Affari regionali, Mariastella Gelmini, è convinta che non esista una libertà di drogarsi", ma riconosce che "nel governo sul tema ci sono sensibilità diverse", una chiusura netta arriva da Giorgia Meloni: "le parole di Orlando e Dadone lanciano un messaggio devastante". La legge resterà dov’è, a cambiare le cose potrebbe arrivare il referendum.