Sabato 20 Aprile 2024

Dacia Maraini: "La meritocrazia? Manca in tutto il Paese, non solo a scuola"

La scrittrice: "I giovani migliori non trovano spazio nel mondo del lavoro per la burocrazia e la persistenza di logiche di potere ereditarie. Ma all’idea di un’istruzione in stile aziendale continuo a dire no"

La scuola ci salverà. Un anno fa (2021) quando ancora si parlava di Dad e di Covid, Dacia Maraini raccolse i suoi articoli e i suoi interventi sulla scuola e se ne uscì con un libro e con un titolo che era più di una semplice dichiarazione di intenti. Ma se si volesse ribaltare il concetto di quel titolo per chiedere chi salverà la scuola, la scrittrice non avrebbe comunque dubbi. Anche ora che il merito è stato inserito nella denominazione del ministero che un tempo fu Pubblica Istruzione.

Una manifestazione studentesca
Una manifestazione studentesca

Lei sostiene che la scuola ci salverà: ma come può la scuola salvare questo Paese?

"La scuola può e deve salvarci – dice Dacia Maraini da New York, una delle tappe del suo tour americano –. Altrimenti perdiamo noi stessi e il Paese. La scuola deve diventare il centro dei nostri pensieri e dei nostri investimenti, sia economici che culturali. Solo investendo sulla scuola possiamo dare un futuro al Paese".

Ora il ministero ha cambiato nome e ha inserito anche la dicitura merito. Parlare di merito nella scuola è fuori luogo o è invece necessario per migliorare l’istruzione dei nostri ragazzi e le competenze degli insegnanti?

"Se non fosse per una rete straordinaria di insegnanti che generosamente si spendono per gli studenti, la scuola sarebbe già collassata. Ci sono certo gli ignoranti e gli sfaticati, ma nell’insieme la scuola sta in piedi per gli insegnanti, non per chi ha sempre tagliato o sfoltito. Fra l’altro l’idea berlusconiana che la scuola sia una azienda ha fatto danni enormi. La scuola non deve produrre ma formare. Che è un’altra cosa".

Passando alla sua esperienza in cattedra, da professoressa, che cosa ha appreso? E soprattutto di che cosa hanno bisogno i nostri ragazzi?

"I ragazzi vogliono partecipare. La scuola dovrebbe diventare un percorso condiviso di apprendimento e crescita. Dove gli insegnanti si pongono in questa posizione di condivisione, i ragazzi rispondono in maniera sicura e intensa".

Che cosa manca allora ai nostri insegnanti e più in generale alla scuola italiana?

"Mancano valori condivisi. Si riconosce una cultura dai valori condivisi. E in questo momento da noi – ma direi in tutto il mondo – mancano valori condivisi. Ognuno va per la sua strada e il mondo sembra fatto di monadi che girano a vuoto".

È giusto oltre a considerare il rendimento degli studenti, considerare anche il rendimento degli insegnanti?

"In molti paesi lo fanno. In America nelle università gli studenti ogni sei mesi danno il voto agli insegnanti. E questo li costringe a essere più attenti e preparati, perché temono il giudizio degli studenti".

“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita almeno per otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.  Di merito si parla anche nell’articolo 34 della nostra Costituzione. Che cosa non siamo stati in grado di mettere in pratica rispetto anche a ciò che dissero i nostri Padri Costituenti?

"La meritocrazia è un annoso problema per il nostro Paese. E non riguarda solo la scuola. Infatti i nostri giovani migliori che qui non riescono a farsi avanti, quando vanno all’estero, vengono subìto apprezzati e messi nei posti di responsabilità. Segno che la preparazione è buona ma l’ingresso nel mondo del lavoro spesso è chiuso da meccanismi di potere ereditario e da una torbida e conservatrice burocrazia che tende solo a conservare lo status quo".