Da Vialli a Fedez, la malattia a viso aperto

La salute non è più un tabù. Social network, conferenze stampa o interviste: ora i personaggi noti si confessano con i fan

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I social, la conferenza stampa, le interviste. Fedez dal letto di ospedale, Vialli che telefona a Fedez, Mihajlovic di nuovo alle prese con la leucemia. C’è chi mostra le ferite, chi dichiara guerra alle "malattie subdole e bastarde", chi ammette che non è mai finita. C’era una volta il silenzio del corpo, adesso non più. Il corpo si racconta, domanda attenzione. Non solo noi, le nostre madri mangiate dal cancro, i figli anonimi senza capelli nei reparti pediatrici.

Non l’avessimo ancora capito la fragilità riguarda tutti, mai come in questi giorni il tabù della salute perduta crolla di fronte alle confessioni a catena. Qualcuno aveva detto che questa società nasconde la morte e tutto ciò che la precede, forse non è più vero. Assistiamo a una specie di militanza associativa. Fiammetta Satta ha fatto della sclerosi multipla la voce narrante di un suo romanzo, inserendosi in quella che Stefano Bartezzaghi definisce "editoria del dolore", settore vasto su cui Joan Didion ha scritto le parole definite.

L’attrice Lena Dunham usa da anni Instagram per narrare la battaglia contro l’endometriosi, i problemi di peso e la dipendenza da psicofarmaci senza vergognarsi di mostrarsi in camicia da notte e ciabatte "come se fosse un travestimento di Halloween". Sinisa Mihajlovic spiega per bene ai giornalisti che cosa significhi essere sorpresi di nuovo dal nemico: "È il percorso della vita, fatto di discese, salite, rettilinei e curve. A volte si incontrano buche improvvise, si può cadere, ma c’è la forza per rialzarsi e riprendere il cammino".

Fedez parla ai suoi follower dal San Raffaele del cancro al pancreas e diventa pubblica la solidarietà di Gianluca Vialli che con il cancro al pancreas convive da tempo: "Fino a qualche giorno fa non ci conoscevamo nemmeno, poi una telefonata pochi giorni prima dell’intervento che difficilmente dimenticherò. Spero di poter dare un po’ di supporto alle persone così come hai fatto tu con me".

La malattia del calciatore trova nella serie su Netflix Una semplice domanda un confessionale e in Cattelan un confessore: "Non so quanto vivrò, ho capito che non c’è tempo da perdere". Il cancro come "schiaffo assestato in pieno volto". La consapevolezza di avere "una data di scadenza". Dice: "non so quando la luce potrà spegnersi". Di qui la necessità di non farsi sorprendere di notte, di scrivere lettere, sistemare le cose". Vale per tutti: "Non vale la pena perderIe tempo a fare stronzate. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita". I francesi la chiamano "l’heure bleue". Per gli inglesi è "the gloaming", l’imbrunire.

A Jean Didion il crepuscolo evoca l’immagine di persiane che si chiudono, fiumi con argini d’erba che scivolano nell’ombra. Scrive: "Quando le notti azzurre volgono al termine (e finiranno, e finiscono) provi un brivido improvviso: l’estate è finita". Si può parlare del dolore come fa lei. O comunque in modo lucido e onesto, con una compostezza apparentemente antitetica al mezzo. Consideriamola una conquista.

Viviana Ponchia