Venerdì 19 Aprile 2024

Da Saarinen al Sic, le vittime del circo della velocità

Il primo nome che viene in mente è quello di Marco Simoncelli, morto sul circuito di Sepang l’11 ottobre 2011. L’incidente capitato a Jason Dupasquier, infatti, ricorda nella dinamica e, purtroppo, anche nelle conseguenze quello del ’Sic’ in Malesia.

Simoncelli morì dopo una scivolata in curva a 200 orari, cercò di restare aggrappato alla sua moto imprimendo una strana traiettoria, non accorgendosi del sopraggiungere veloce di Colin Edwards e Valentino Rossi. In entrambi i casi l’impatto fu violentissimo e inevitabile.

Fino a ieri, il Motomondiale ha trascorso quasi 5 anni senza lutti. L’ultimo a morire fu lo spagnolo Luis Salom: il 3 giugno 2016, a seguito di una caduta nelle prove libere del Gran Premio di Catalogna della classe Moto 2, venne colpito dalla sua stessa moto rimbalzata contro le protezioni. Andando indietro nel tempo, la scia di sangue si allunga, a dimostrazione della pericolosità degli sport di velocità.

Nel 2013, in un incidente sulla pista di Latina, durante le prove del Sic Supermoto, gara intitolata a Simoncelli, è morto Doriano Romboni, che l’8 dicembre avrebbe compiuto 45 anni. L’estate precedente, sul circuito di Mosca (mondiale Supersport), Andrea Antonelli cadde sulla pista resa scivolosa dalla pioggia e fu violentemente urtato da un altro pilota italiano, Lorenzo Zanetti.

Un incidente simile era accaduto anche il 5 settembre 2010, sempre a Misano. Nella gara di Moto2, il 19enne giapponese Shoya Tomizawa cadde in curva, e venne anch’egli investito da due delle moto che lo seguono a distanza ravvicinata a quasi 200 all’ora. Il 6 aprile 2003 la tragedia del giapponese Daijiro Kato, grande promessa della Motogp. Risale, invece, al 20 maggio 1973, nel Gp delle Nazioni (classe 250) la tragedia in cui persero la vita Renzo Pasolini e Jarno Saarinen