Da lunedì quasi tutta l'Italia in rosso. Oggi Draghi decide sul giro di vite

Alcuni governatori e sindaci pronti a prendere misure più restrittive anti Covid. Il divieto di spostamento tra regioni prolungato al 6 aprile

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, 73 anni

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, 73 anni

Da lunedì rischiamo oltre 54 milioni di italiani in zona rossa o arancione su 60. Con l’Italia che un anno dopo – per arginare l’avanzata delle varianti del Covid – rivive un lockdown di fatto che non sarà pesante e totale come quello dello scorso anno, ma fa ripiombare il Paese nell’incubo. I dati di ieri non sono stati confortanti. Sono stati 373 i morti per Coronavirus in Italia, contro i 332 del giorno prima, mentre i nuovi contagiati sono stati 25.673 (mercoledì 22.409). Le terapie intensive sono a quota + 32, i ricoveri +365, con l’occupazione delle terapie intensive al 32% (sopra la soglia del 30%) e quelle di area non critica al 36%, con molte Regioni in condizioni ben peggiori. Anche il fatto che i tamponi processati sono saliti a 372.217 non basta a spiegare l’aumento di casi: il tasso di positività è infatti del 6,9%, in aumento dello 0,7%.

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E così stretta doveva essere e stretta sarà. Il Consiglio dei ministri, convocato per stamani alle 11.30 dopo un confronto tra governo e Regioni, varerà un decreto legge che correggerà in senso restrittivo il Dpcm varato dal governo Draghi il 2 marzo, prevedendo un stretta simile a quella messa in atto a Natale per tutta la settimana di Pasqua, prolungherà il divieto di spostamento tra Regioni (che scade il 25 marzo) al 6 aprile compreso, rinvierà al 7 aprile la riapertura di cinema e teatri e ragionevolmente stabilità un duplice automatismo per l’ingresso in zona rossa: se si superano i 250 contagi ogni 100 mila abitanti in zona rossa e in caso di un Rt oltre 1,25 nel valore inferiore. Ma il Cdm dovrà anche decidere se estendere il giro di vite a tutti i weekend, ipotesi al momento considerata improbabile vista la resistenza di buona parte della maggioranza. Molto improbabile anche un lockdown generale, che nessuno vuole e lo stesso Cts ha escluso.

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La misura degli interventi dipenderà però anche dalla relazione che il professor Silvio Brusaferro dell’Iss farà stamani ai ministri. È da quella fotografia sui dati che si deciderà il livello degli interventi. E la stretta vera – a parte la chiusura per la settimana di Pasqua – sarà nei colori delle regioni, perché i dati settimanali porteranno a una serie di passaggi verso il rosso e l’arancione. Una vera frana. Il duplice abbassamento dei livelli di di incidenza e Rt farà cambiare colore all’Italia. A Basilicata, Campania e Molise, già rosse da una settimana, si aggiungeranno quasi sicuramente Piemonte (Rt a 1,41), Lombardia (Rt a 1,3), Emilia-Romagna (incidenza oltre 400) , Friuli-Venezia Giulia (Rt a 1,3), Marche (incidenza sopra 250), provincia di Trento e Bolzano, che hanno un’incidenza sopra i 300 casi e, con ogni probabilità, il Lazio (oggi giallo, farebbe un duplice salto) e il Veneto, che hanno un Rt sopra 1,25 e uno scenario in netto peggioramento. E forse anche la Calabria che ha una incidenza sopra 300, e oscilla tra arancione e rosso. Con dati al limite ci sarebbero invece Abruzzo e Toscana, che dovrebbero però rimanere in arancione assieme ad Umbria, Liguria. Puglia e (forse) la Valle D’Aosta dovrebbero passare da giallo ad arancione. La Sicilia potrebbe essere l’unica regione a rimanere in giallo, la Sardegna per la seconda settimana consecutiva sarà invece in zona bianca. Ai sensi dell’ultimo Dpcm le restrizioni che scatteranno con ordinanza del ministro della Salute, dovrebbero entrare in vigore da lunedì.

Ai passaggi di fascia si aggiungeranno, come è sempre stato dall’inizio dell’epidemia, eventuali misure restrittive regionali. Ad esempio è certo che in una Toscana che resterà arancione, da lunedì la provincia di Prato sarà zona rossa, il che comporterà anche la chiusura di tutte le scuole. Nel discorso che terrà nel pomeriggio al centro vaccinale di Fiumicino, Mario Draghi traccerà il percorso delle prossime settimane, ribadendo la necessità di un ulteriore sforzo e di procedere velocemente con le vaccinazioni. Ora più che mai la sola via d’uscita dall’incubo.