Martedì 23 Aprile 2024

Giornata della memoria, l'orrore nei campi di concentramento italiani

L'orrore è più vicino di quanto pensiamo: a partire dal 1940, anche in Italia, da Nord a Sud, furono allestiti dai nazi-fascisti una cinquantina di campi di detenzione e concentramento. Le testimonianze nel giorno della memoria.

Il campo di concentramento di Fossoli

Il campo di concentramento di Fossoli

Roma, 27 gennaio 2018 - “Vedemmo arrivare nel campo un gruppo di circa 250 fra partigiani e soldati, che ci dissero essere in gran parte milanesi. Li chiamarono all’appello, li privarono di ogni cosa che avevano addosso. Alle due di notte sentimmo delle grida strazianti nel campo: si salutavano, si abbracciavano, consapevoli com’erano che stavano per essere uccisi. La mattina del 12 luglio li portarono nei pressi di Carpi, dove avevano scavato una grande fossa, ne uccisero 68 e poi buttarono i corpi dentro e li ricoprirono di calce viva”. La testimonianza, agghiacciante, è di Maria Scarani, deportata politica nei campi di concentramento nazi-fascisti. La sua storia, nella Giornata della Memoria, insegna che non c'è bisogno di andare oltre confine per toccare gli orrori di quel periodo. La Scarani, infatti, passò sei mesi nel campo di deportazione di Fossoli, vicino Carpi, per poi essere spostata nella struttura di Gries, a Bolzano, e infine in Germania. La sua è una delle testimonianze che ricorrono nel giorno della Memoria, che si celebra oggi.

UN INCUBO INZIATO NEL 1940

Non va dimenticato che in Italia i campi di internamento furono allestiti dai fascisti già nel 1940, all'indomani dell'ingresso in guerra al fianco della Germania, funzionando da punti di raccolta, confino, smistamento e lavoro coatto, per gli ebrei "stranieri" residenti nel nostro Paese, ma anche per altri gruppi etnici (slavi, cinesi, rom, greci) e per gruppi di politici e antifascisti. Particolarmente violenta la repressione nelle strutture allestite nei territori annessi del Regno di Jugoslavia dal regime fascista, come Zara e Fiume: gli slavi furono sottoposti ad una vera e propria azione di pulizia etnica, fatta di condizioni di vita inumane che portarono alla morte per stenti di migliaia di prigionieri (incluse donne e bambini). 

La funzione di questi campi cambiò radicalmente dopo l'8 settembre 1943, quando dai campi di internamento civile fascisti si passò al sistema integrato di campi di concentramento della Repubblica Sociale Italiana finalizzato alla deportazione di tutti gli ebrei (senza distinzione tra italiani e "stranieri"): divennero snodi di passaggio verso la meta finale, cioè i campi di sterminio della Germania e Polonia, in primo luogo Auschwitz.

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LO SNODO DI FOSSOLI

Si contano una cinquantina di centri allestiti nel nostro Paese, con diversi tipi di prigionieri. Difficile avere numeri precisi: di sicuro sono transitati oltre 80.000 internati in quegli anni. Nella Risiera di San Sabba, un grande edificio adibito alla pilatura del riso a Trieste, si calcola passarono 25mila detenuti dal '43 al '45: una vera e propria macchina di morte dotata anche di forno crematorio. Le porte e le pareti delle celle erano ricoperte di graffiti e scritte: le ultime strazianti testimonianze dei condannati a morte, via via cancellate dal tempo e dall'incuria. Alcune di essere sono conservate nel Civico Museo di guerra per la pace dedicato allo studioso e collezionista Diego de Henriquez. 

Oltre cinquemila sono i prigionieri passati da Fossoli: tra le baracche ancora oggi visibili (anche se il terremoto del 2012 ha fatto alcuni danni) fu detenuto anche Primo Levi, che poi fu trasferito ad Auschwitz. Nella sua poesia Tramonto di Fossoli, scritta nel 1946, dopo la fine della guerra, l'autore descrive il calare del sole dietro il filo spinato e la notte incombente che toglie la speranza ai prigionieri.

MIKE E IL BOIA

Tra le destinazioni dei treni e dei bus in partenza da Fossoli c'era anche Gries, a Bolzano: si tratta di un campo durissimo, allestito dalle Ss nel 1944. Lì lavorava il famigerato Michael "Mischa" Seifert, il cosiddetto Boia di Bolzano, condannato dal tribunale italiano ed estradato nel 2008 (morì nel 2010). “Un pazzoide. Uno che girava tutto il giorno urlando in tedesco, prendeva tutti a staffilate con un frustino. "Americano bastardo", mi dice, mi butta in una cella, isolato da tutti e tutto. Avevo vent'anni": la testimonianza è di Mike Bongiorno. Anche il popolare conduttore tv, scomparso nel 2009, passò da Gries e si salvò grazie al suo passaporto americano. Campi, magari di dimensioni più piccole, spuntarono dunque in tutta Italia, dall'Abruzzo (Chieti, Teramo) alla Puglia (Foggia), dalla Toscana (Lucca, Arezzo, Firenze) al Piemonte (Cuneo), passando per la Sardegna (Alghero). L'orrore è più vicino di quanto pensiamo.