Giovedì 18 Aprile 2024

Da fan a stalker: soldi o tua moglie morirà

Il giornalista Gianni Mura, scomparso il 21 marzo, ha pagato per anni l’uomo che lo minacciava. Ora l’estorsore è stato arrestato.

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di Nicola Palma

"Ti do un’ora a partire da adesso per mandarmi un sms sul telefono o una mail in cui mi dici che ci hai ripensato, perché questa volta pagheresti un prezzo davvero troppo alto e, in un solo colpo, ti rovineresti 75 anni di vita". È il testo della mail numero 240 che Francesco Gaspari ha inviato il 9 marzo a Gianni Mura, storica firma de "la Repubblica", scomparso 12 giorni dopo.

Fino all’ultimo, quell’uomo ha tormentato il giornalista con pressanti richieste di denaro, arrivando a minacciare di morte sua moglie in decine di occasioni: "Sono pronto, prontissimo, non ad andare in prigione, ma a morire sul campo, dopo che avrò vivisezionato P.", una delle frasi più cruente. Un segreto che Mura si è tenuto per anni (almeno dall’ottobre 2018), durante i quali ha effettuato a favore di Gaspari, quarantaseienne veronese ma residente nella trentina Cles, 36 bonifici per un importo complessivo di 61.500 euro.

La triste vicenda è emersa solo nelle ultime ore grazie all’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, coordinati dal tenente colonnello Antonio Coppola, che sono riusciti a trovare prove sufficienti per mandare ai domiciliari Gaspari, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Donadeo con le accuse di estorsione e tentata estorsione.

L’inchiesta scatta qualche giorno dopo la morte di Mura, quando uno strettissimo collaboratore, che aveva accesso alla sua casella di posta elettronica, scopre quella valanga di lettere minatorie e avverte immediatamente la moglie del giornalista. I due, che denunciano subito l’accaduto, hanno già sentito parlare di Gaspari in passato: sanno che Mura l’aveva conosciuto una decina d’anni prima, che l’aveva aiutato a trovare un lavoro, in una biblioteca di Pordenone, e che in alcune occasioni, quando il fan aveva minacciato il suicidio, gli aveva pure mandato dei soldi per aiutarlo. Pian piano e a loro insaputa, però, Gaspari, che inizialmente si era presentato come un grande ammiratore di Mura e che nelle mail cercava di imitarne la scrittura forbita e ironica, si era trasformato in uno stalker ostinato, che chiedeva contanti per qualsiasi cosa: dall’assicurazione alle spese arretrate, fino ai soldi per acquistare un bilocale a Verona o in alternativa un vitalizio da 700 euro al mese. Il tutto condito da minacce pesantissime: "Verrò a Milano. A casa o al giornale. Farò una strage. Dammi i soldi e sparirò. Scegli tu perché vivere non potrai". Di più: Gaspari condiva i suoi ultimatum parlando di fantomatici precedenti penali che non risulta avere ("il ragazzo a cui ho sgozzato la gola con un coccio di bottiglia era un giovane slavo di più di un centinaio di chili") e rivendicando la presunta appartenenza del padre alla criminalità organizzata ("ucciso da trafficanti della camorra, è stato in prigione una trentina d’anni").

E il giornalista, spaventato per quello che sarebbe potuto succedere alla moglie, ha quasi sempre esaudito le sue richieste. Anche perché, annota il gip Donadeo, "Gaspari, per ottenere continuamente denaro, faceva ricorso a un tema caro a Mura, l’ingiustizia sociale: ripeteva sempre, nel corso delle richieste estorsive, che lui era una vittima della società e per questo doveva lui farsi carico di detta ingiustizia". Così spregiudicato il quarantaseienne di Cles da continuare a mandare mail anche dopo il 21 marzo, stavolta al collaboratore di Mura: "Proprio lunedì ci eravamo sentiti al telefono, avrebbe dovuto farmi un bonifico di 4mila euro". Ora è ai domiciliari, e gli è stato inibito l’utilizzo di qualsiasi tipo di strumento elettronico.