Mercoledì 24 Aprile 2024

Da Baracca al Drake Riecco il vecchio Cavallino

L’emblema fu donato dalla madre dell’eroe dell’aviazione a Enzo Ferrari. Il debutto nel 1932 e oggi torna sulle Rosse in Formula 1 per celebrare i 90 anni

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di Leo Turrini

Taglia il traguardo dei 90 anni il brand più iconico, il marchio italiano più amato e conosciuto nel mondo. E allora buon compleanno al Cavallino Rampante, al simbolo della Ferrari: debuttò sulle auto della Scuderia, che all’epoca erano delle ruggenti Alfa Romeo, nel luglio del 1932. Pronti via, gara sul circuito belga delle Ardenne, a Spa Francorchamps (e oggi verrà riproposto sulle Rosse nel Gp d’Austria). E fu subito vittoria…

Le origini. Buon compleanno al Cavallino, eppure la sua storia comincia prima, perché le radici di una Leggenda sono sempre avvolte dal fascino del mistero. O quasi. Correva l’anno 1923. Il venticinquenne Enzo Ferrari faceva ancora solo il pilota.

Era un pioniere della velocità, quel giovanotto modenese. Si riconosceva istintivamente nelle suggestioni del Futurismo. Il Motore come levatrice di un mondo Nuovo, ecco.

In quel remoto 1923, Ferrari si presenta ai nastri di partenza del circuito del Savio. Guida una Alfa Romeo. Scortato dal fido meccanico Giulio Ramponi, il giovane Enzo sfreccia in trionfo sotto lo striscione d’arrivo, collocato a Ravenna davanti alla sontuosa basilica di Sant’Apollinare in Classe. Ferrari ha fretta di tornare a casa, a Modena. Ma gli si para davanti un distinto signore. Che si presenta così: sono il padre di Francesco Baracca, l’aviatore eroe di guerra del conflitto 1915-1918. Mia moglie ha qualcosa per lei. Potrebbe passare a salutarla?

Qui viene fuori il lato patriottico del futuro Drake. Ferrari è sempre stato un ardente patriota. Per lui Baracca era un idolo assoluto: ne aveva seguito con passione le imprese nei cieli e pianto la scomparsa.

Il dono. La mamma dell’eroe non si perde in convenevoli. Dice al pilota venuto da Modena: "Mio figlio usava questo simbolo, lo prenda, le porterà fortuna". Quel simbolo è il Cavallino Rampante. Enzo Ferrari si commuove, accetta il regalo e nel 1932, ormai padrone della Scuderia che porta il suo nome, lo sceglie come emblema. Limitandosi solo ad aggiungere lo sfondo giallo, che è il colore della città cui appartiene, Modena.

Il mistero. Ma da dove veniva quell’emblema destinato a gloria imperitura? Eh, qui si va sul terreno delle fascinose supposizioni e quasi sempre una vale l’altra.

La mia preferita è questa. Le regole militari dell’epoca raccomandavano un comportamento non semplice all’aviatore uscito vincitore da un duello mortale tra le nuvole: scendere a recuperare un brandello del velivolo nemico abbattuto. A mo’ di prova, perché non esistevano i satelliti, i Gps, eccetera.

La storia va avanti così: Baracca un giorno tra i resti di un rivale sconfitto trovò il Cavallino Rampante. Che è l’icona della città tedesca di Stoccarda. Gli piace, lo fa suo e bla bla bla, il resto è ormai leggenda. Inutile segnalare che questo racconto piaceva moltissimo al tedesco Michael Schumacher.