Giovedì 18 Aprile 2024

Cure telefoniche da casa, ucciso dal Covid

Ferrara, il no vax di 68 anni si era affidato a un sito web. Gli era stato prescritto anche un vermifugo. Poi un mese in ospedale: troppo tardi

Migration

di Federico Malavasi

Non era vaccinato e quando ha scoperto di avere il Covid ha deciso di curarsi a casa. Non rivolgendosi al suo medico di base ma affidandosi alla cosiddetta ‘telemedicina’. Quel percorso terapeutico si è però concluso nel peggiore dei modi. Mauro Gallerani, 68enne di Cento, comune a cavallo tra l’Alto Ferrarese e la Bassa Bolognese, non ce l’ha fatta. Dopo circa un mese di lotta nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara, il suo cuore ha cessato di battere. A seguirlo, prima del ricovero, era un professionista legato al movimento IppocrateOrg, associazione che offre assistenza gratuita a domicilio via telefono o mail, anche attraverso protocolli che prevedono farmaci ’alternativi’ e discussi in ambito scientifico.

Sul caso, la procura estense ha aperto un’inchiesta. Il fascicolo è stato attivato qualche settimana fa, su segnalazione dello stesso ospedale. Al momento non ci sono indagati ma gli inquirenti ipotizzano due reati. Il primo è l’omissione di soccorso. Il secondo è il decesso per colpa medica. Stando a quanto trapelato, il 68enne (già affetto da altre patologie), una volta contagiato ha deciso di affidarsi ai consigli di un professionista reggiano che lo seguiva per via ‘telematica’. Il medico gli avrebbe prescritto un percorso terapeutico che comprendeva anche l’uso di un vermifugo, la cui utilità nella prevenzione e nel contrasto del Covid è stata oggetto di acceso dibattito nella comunità scientifica. Non è chiaro se il paziente avesse seguito le cure consigliate dal ‘camice bianco’ o se invece avesse rifiutato anche quelle come aveva fatto con il vaccino. Quel che è certo è che, poco più di un mese fa, la sua situazione è precipitata. Quando è arrivato in ospedale, dove si è recato dopo le insistenze di un’amica, le sue condizioni erano critiche. Nonostante tutto, anche lì avrebbe cercato di opporsi alle cure, togliendosi il casco a ossigeno in almeno un’occasione. Un comportamento che aveva spinto i sanitari a un intervento più incisivo. Negli ultimi giorni era stato infatti sedato e intubato. Ogni tentativo di salvargli la vita è però risultato vano. La sua situazione era ormai troppo compromessa e l’altro ieri ha esalato l’ultimo respiro.

Nei prossimi giorni, la procura disporrà i primi accertamenti tecnici. A partire dall’autopsia, in vista della quale è prevedibile (come atto dovuto) l’iscrizione nel registro degli indagati di uno o più nomi. Nelle prossime ore gli inquirenti dovranno poi chiarire due aspetti. Il primo, legato alla contestazione di omissione di soccorso, è se il medico che lo seguiva abbia detto a Gallerani di correre in ospedale non appena la saturazione di ossigeno nel sangue era scesa sotto i livelli di guardia. Cosa che, stando alle chat di Whatsapp acquisite ed esaminate dagli inquirenti, non sarebbe successa. Il secondo nodo da sciogliere, legato alla colpa medica, è se le cure consigliate fossero effettivamente adeguate alla situazione. Aspetti che potranno essere chiariti solo al termine delle verifiche in corso sia sulla vittima che sul medico che lo ha seguito nelle sue ultime settimane di vita.