Giovedì 18 Aprile 2024

Culle vuote, vita più breve L’Italia muore

Davide

Rondoni

A volte i funamboli cadono. L’Italia simile a un funambolo che con mille peripezie ha cercato finora di tirare avanti spesso con trucchi, strategie, equilibrismi di ogni specie, ora sta precipitando. La fotografia dell’Istat è lucida, impietosa, tragica. Un sacco di morti (aumentati a dismisura dal Covid) e pochissimi nati. L’aspettativa di vita cala di 1,5 anni, scendendo sotto gli 80 per i maschi e di un anno anche per le donne. E i nati, rispetto a dodici anni fa, sono il 30% in meno. Una enormità.

E come dimostrano gli ultimi dati, chi spera nell’immigrazione spaccia speranze false. Già su questo giornale lanciammo l’allarme: siamo fermi su un binario mentre arriva un treno, e sembra che non ci vogliamo spostare. Forse siamo storditi o forse si vuole davvero perire.

A fare le spese del crollo demografico sarà tutto il sistema paese, il suo welfare,

la sanità e in generale

la condizione della società. L’Italia di invecchianti non sarà capace della ripresa sognata in nome di Recovery o piani economici. Come un funambolo il Paese ha cercato in questi anni di stare in equilibrio senza mai ricorrere a scelte autentiche di aiuto vero alla maternità, confidando sempre sulla tenuta della famiglia mentre la si puniva economicamente e corrodeva culturalmente e socialmente. Ha sostenuto politiche contraddittorie, senza incentivare il lavoro dei giovani e proteggendo sempre le stesse fasce di lavoratori garantiti, spesso i dipendenti di uno Stato sempre più pesante e privo di energia propulsiva. Una cultura fatta di retorica clericale o di retorica sessantottina e femminista d’accatto ha poi indebolito l’idea che generare figli sia bello oltre che necessario. In altri Paesi la musica è cambiata da tempo. Con equilibrismi però non si affrontano i problemi. La perdita di anziani e di giovani condanna la società al declino. Questo è il problema numero uno del governo, non altri.