Giovedì 25 Aprile 2024

Crollano ancora i mercati Borse, bruciati 355 miliardi Pressing sulla Bce per i tassi "Ora basta con i rialzi"

Penalizzati i titoli degli istituti di credito europei, lo tsunami anche dopo i conti di Crédit Suisse. Oggi Francoforte decide sul costo del denaro. Per Bloomberg potrebbe alzare solo di 25 punti

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di Elena Comelli

Il mercoledì nero delle Borse europee, travolte dal tracollo di Crédit Suisse che ha perso l’appoggio degli azionisti sauditi, si è concluso con un buco di 355 miliardi di euro in termini di capitalizzazione. I provvedimenti delle autorità americane e le rassicurazioni dei governi europei sulla solidità del sistema bancario a seguito del crollo della Silicon Valley Bank erano riuscite a stabilizzare un po’ i mercati nella giornata di martedì, ma dopo la nuova, pesante tegola Crédit Suisse, i timori sulla forza del settore bancario e sulla possibilità di una crisi sistemica hanno ripreso il sopravvento.

Al termine delle contrattazioni Londra aveva perso il 3,81%, Francoforte il 3,25%, Parigi il 3,58% e Madrid il 4,31%, ma la performance peggiore è stata quella di Piazza Affari, che ha lasciato sul terreno il 4,61% a 25.565,84 punti. In forte rialzo lo spread tra Btp e Bund tedeschi, attorno ai 192 punti base, con il tasso del decennale italiano al 4,2%. Pesanti i bancari, a partire da Unicredit che è scivolata del 9% e Intesa Sanpaolo del 6,8%. Ancora peggio sono andate le cose per colossi europei come Société Générale, che ha perso il 12%, Commerzbank che ha lasciato sul terreno il 9,37% o Deutsche Bank a -9,10%.

Anche il petrolio ieri ha chiuso in forte ribasso, a 66,42 dollari al barile (-6,9%), sull’onda dei timori di recessione. La Bce sta chiedendo alle banche di tutta Europa di comunicare la loro esposizione nei confronti di Crédit Suisse, ma intanto oggi è prevista la riunione del consiglio direttivo, che a meno di clamorosi sviluppi dovrebbe decidere un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, portando il tasso sui depositi al 3 per cento. L’intenzione di procedere con una nuova stretta monetaria di fronte all’inflazione rampante era già stata annunciata dalla presidente Christine Lagarde nella riunione di un mese fa, e rafforzata a ogni occasione dalla quasi totalità dei membri del consiglio direttivo nelle settimane seguenti.

La sfida di contenere l’inflazione con la stretta monetaria, però, deve fare i conti con i nuovi rischi di instabilità finanziaria e ieri l’entità del rialzo non si dava già più per scontata, anche se le prime ripercussioni della crisi scaturita negli Usa con il fallimento di Svb non sembrano tali da far temere ricadute sistemiche in Europa, dove i bilanci bancari sono più solidi e maggiore la vigilanza. Gli analisti di Bloomberg Economics si sono allineati a quelli di Deutsche Bank e hanno tagliato le previsioni del nuovo rialzo dei tassi a 25 punti base, invece dei 50 punti annunciati. Il tasso principale salirebbe quindi al 2,75%, ad un solo punto percentuale da quello che viene considerato il tasso terminale, cioè il picco, sceso anch’esso nelle previsioni degli ultimi giorni dal 4% al 3,70%.

Un rialzo di 25 punti, però, potrebbe anche inviare un segnale opposto a quello desiderato: invece di rassicurare, potrebbe tradire una paura di fondo e sfiducia nella tenuta del sistema finanziario europeo. Per questo Lagarde, che dovrà comunque mediare tra i falchi che chiedono più rialzi da 50 punti e le colombe che frenano, potrebbe comunque decidere di mantenere il rialzo da 50 e rallentare o diradare i successivi. "Il settore bancario italiano è uno dei più sicuri al mondo. Le banche del nostro Paese hanno indici di liquidità molto alti, pari al 160%, cioè dispongono di liquidità aggiuntiva, molto oltre i minimi stabiliti dalle leggi e la nostra vigilanza è sempre attenta. Mi sento di dire che possiamo stare tranquilli", ha rassicurato ieri mattina il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

"In ogni caso, quella della banca californiana è una crisi di liquidità e non è una insolvenza. C’è stato un doppio problema: di gestione della banca e di controlli. È perciò sbagliato fare catastrofismi o parlare di contagio sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo". Sulla stessa linea anche il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, secondo cui le banche europee oggi "sono più forti, ben patrimonializzate e molto liquide", ha detto durante la Morgan Stanley European Financials Conference 2023.