Cripta Mussolini, lite in famiglia "La volete chiusa? Noi riapriamo"

Rachele, nipote del Duce, si oppone alla decisione presa dalle altre pronipoti Vittoria e Orsola. Preoccupazione per le misure anti-Covid. Ma le due giovani sorelle tirano dritto e chiamano i carabinieri

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di Marco Bilancioni

PREDAPPIO (Forlì)

La famiglia Mussolini litiga per la cripta in cui è sepolto Benito, a Predappio. Dovrebbe riaprire oggi, secondo le due pronipoti Orsola e Vittoria, nipoti di Vittorio primogenito maschio del Duce. No, in estate, hanno intimato ieri gli altri discendenti: tra questi l’altro pronipote Caio Giulio Cesare, fratello di Orsola e Vittoria, la nipote Rachele a sua volta figlia di Romano, quarto figlio dell’ex dittatore, morto nel 2006. Alla fine, almeno per il momento, la cripta è stata riaperta da un fabbro di Predappio, sotto gli occhi dei carabinieri. Con tanto di denuncia delle due sorelle a carico degli altri parenti.

È stato questo l’epilogo di una giornata di altissima tensione tra gli eredi, culminata con l’arrivo nel piccolo cimitero della frazione di San Cassiano in Pennino di Orsola e Vittoria, rispettivamente 48 e 46 anni, pronipoti di Benito: le due sorelle hanno scoperto che la serratura della tomba era stata cambiata, hanno chiamato le forze dell’ordine e poi un artigiano. Assicurata una nuova serratura per la notte, intendono procedere alla riapertura, prevista nelle loro intenzione stamattina alle 8. Una riapertura che è diventata un vero e proprio caso, perché ieri mattina la "famiglia Mussolini" (così si sono firmati gli "altri" contendenti, autori di una nota spedita dal loro legale Francesco Minutillo) ha tentato di fermare le due pronipoti: "La notizia è priva di fondamento, domenica la cripta resterà chiusa. Orsola e Vittoria non sono titolate a effettuare nessun annuncio pubblico senza la preventiva discussione e nulla osta da parte della maggioranza della famiglia". L’annuncio, definito "poco provvido", "ha generato confusione e false aspettative". Una riapertura ufficiale, dice la famiglia, è comunque "obiettivo di tutti": "Stiamo concordando come poterla gestire al meglio, in sicurezza e con buon senso a partire da questa estate".

Orsola e Vittoria – che nella vita gestiscono un negozio di ottica a Sinalunga in provincia di Siena – non ci pensano proprio di aspettare qualche mese e tirano dritto. Ieri, alla stazione dei carabinieri di Predappio, Orsola ha formalizzato denuncia per esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose e violenza privata. E assicura che andranno avanti. "Un’iniziativa sbagliata", ha detto il fratello Caio Giulio Cesare: "Non si sono consultate con nessuno. La gestione è fatta da tutta la famiglia, discutendo e parlando. C’è stato il Covid, i lavori e altre cose che dobbiamo tenere in considerazione". Rachele, che è anche consigliera comunale a Roma, paventa già "l’intervento degli avvocati" per richiudere quella porta fino al momento che la famiglia riterrà opportuno. "Vogliamo fare le cose in sicurezza tutelando la cripta e gli eventuali visitatori".

Sono ore di fibrillazione anche per Predappio. Da anni, i ristoratori e i baristi del paese notano un calo di incassi dovuto al blocco dell’afflusso di visitatori, non solo nelle tre adunate (nelle date di nascita, morte e marcia su Roma). Il sindaco Roberto Canali, il primo di centrodestra nella storia del paese, aveva promesso di farsi mediatore perché, come prima del 2017, il sepolcro fosse visitabile tutti i giorni. "Ma adesso credo di non poter fare nulla. Fosse un problema burocratico... ma questioni di rapporti familiari e personali sono le più difficili da ricomporre". Definisce la frattura "clamorosa" ed esprime perplessità: "È legittimo che la famiglia voglia riaprire in sicurezza, ma il tempo è passato". La scorsa estate avevano chiesto, invano, proprio al Comune di farsi carico della sorveglianza. Oggi, secondo Orsola e Vittoria, dovrebbe avvenire grazie ad alcuni volontari. L’Anpi, intanto, sottolinea: "Deve rimanere una tomba privata, non il mausoleo di un dittatore in cui si fa apologia del fascismo".