Venerdì 13 Settembre 2024
CHIARA
Cronaca

Cresce l’onda anti violenza: "Nel nome di Giulia, basta". L’Italia ora riempie le piazze

Da Arezzo a Brescia, hanno manifestato migliaia di persone. Si mobilitano anche gli artisti e lo sport. Sono 105 le donne uccise dall’inizio dell’anno. Meloni: "Proseguiamo la lotta contro la barbarie".

Cresce l’onda anti violenza: "Nel nome di Giulia, basta". L’Italia ora riempie le piazze

Cresce l’onda anti violenza: "Nel nome di Giulia, basta". L’Italia ora riempie le piazze

Di Clemente

Dall’inizio dell’anno stando ai dati diffusi dal Viminale - e aggiornati al 12 novembre scorso - in Italia sono stati registrati in totale 285 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiareaffettivo, quasi una ogni quattro giorni: 53 di loro hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex partner. Dal 12 novembre a oggi, in sette giorni, in uno schiocco di dita, i 102 femminicidi sono già saliti a 105: in Calabria è stata ammazzata a colpi di fucile la dottoressa Francesca Romeo, mentre rientrava dal turno di notte del servizio di guardia medica; nel casertano Patrizia Lombardi è stata strangolata, probabilmente dal figlio.

E poi Giulia. Giulia Cecchettin, 22 anni, accoltellata dal fidanzato Filippo Turretta, perché lei lo aveva lasciato e lui non lo sopportava. Perché lei si sarebbe laureata giovedì, e lui non lo sopportava. Perché lei era una donna e lui era un uomo e quindi la risposta dell’uomo a una donna che vive e rivendica la sua libertà è – oggi, e nei secoli dei secoli – picchiarla, annientarla, ammazzarla. Francesca, Patrizia, Giulia. Ma è il femminicidio di Giulia, l’ultimo della lista, quello che in queste ore sembra fare ancora più male di tutti gli altri. È come se fosse il suo omicidio, con l’agonia della scomparsa distillata giorno dopo giorno in una settimana piena del suo volto sorridente, e della sua intelligenza brillante, della sua laurea imminente, con l’umanità del padre e con la grinta della sorella, è come se fosse il suo femminicidio quello che fa la differenza, quello che che sta facendo dire a tutti basta. È troppo. Basta.

Hanno detto basta al massacro delle donne, ieri sera a Milano, le centinaia di persone che si sono radunate in piazza Duomo con una candela in mano, nel nome di Giulia, rispondendo all’appello lanciato da No Justice No Peace. E sempre a Milano ieri sera alla Scala hanno detto basta ai femminicidi, basta nel nome di Giulia e "di tutte le 105 donne vittime di femminicidio nel 2023" i musicisti della Filarmonica della Scala, dedicando alla strage la prova aperta del concerto diretto da Vasily Petrenko: 105 donne uccise "come i membri di questa orchestra che sono qui in piedi stasera e che come quelle vittime potrebbero essere scomparsi nel silenzio assordante della totale indifferenza". Dicono basta con gli striscioni negli stadi. Dicono basta ad Arezzo, ieri mattina, nella protesta dell’associazione Senza veli sulla lingua; a Firenze col raduno del 25 novembre di Nonunadimeno; a Monza con la corsa “We Run for Women“; in piazza a Brescia; in migliaia, in lacrime, alla fiaccolata di Vigonovo. In tanti hanno già fatto proprie le parole citate dalla sorella di Giulia, Elena, e scritte dall’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres: "Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima".

Si ripeterà basta domani, in tutte le scuole, con un minuto di silenzio. Domani. “C’è ancora domani“ in queste ore non è solo il film di Paola Cortellesi ma è un sentimento di ribellione alla violenza italico-patriarcale, che sta entrando sottopelle a centinaia di migliaia di spettatori, una quantità di pubblico vista poco ultimamente al cinema per un prodotto di casa nostra, mai vista per un prodotto scritto diretto e interpretato da una donna, e su un tema così femminista. È della Cortellesi l’appello alla Meloni ("Ogni singola donna uccisa perché colpevole di essere libera è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie" ha dichiarato la premier) e alla Schlein: "Litigate su quello che volete. Ma sulla violenza contro le donne, no! Approvate subito quelle riforme e approvatele insieme". Per farlo sì, c’è ancora domani. Per Giulia, domani non c’è.