Cresce la tensione Gli studenti di destra bruciano la circolare Perquisizioni della Digos

Striscione davanti al Leonardo da Vinci, la scuola della preside Savino. Il “Blocco studentesco“ (vicino a Casapound): "Liberi di lottare". La polizia a casa degli accusati delle botte di sabato scorso

Migration

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Fibrillazioni d’altri tempi, guerre a suon di scritte sui muri, striscioni, volantini. E anche peggio, come i cazzotti di sabato scorso. Il pestaggio del liceo Michelangiolo ha acceso i riflettori su una gioventù che non è solo social e smartphone. Ma che è viva e lotta, perfino troppo, per ideali che sembrano desueti. Firenze si erge a laboratorio di idee e capitale del conflitto, al pari delle grandi metropoli. Le scuole sembrano il nuovo terreno di confronto e scontro.

Rossi. Neri. Con poche vie di mezzo.

La politica ci si è buttata a pesce, quasi sorpresa da questa voglia di militanza in stile anni Settanta, culminata ieri in sei perquisizion per i fatti di sabato scorso.

Ma i ragazzi, anche quelli meno impegnati a difendere i propri ideali, dopo neanche una settimana di sovraesposizione mediatica, si ribellano: "Basta", dicono stufati ai giornalisti che ormai da giorni attendono la campanella per intercettare anche solo gli umori. Tanto che l’attenzione si sta spostando.

Non c’è solo il Michelangiolo, dove la maggioranza degli studenti è compatta con la sua preside, Rita Gaeta, che ieri, a nome del collegio docenti, ha diffuso un documento che invita ogni docente "ad assumersi la responsabilità del proprio ruolo educativo, culturale e politico, schierandosi e denunciando apertamente senza ritardi, reticenze ed omissioni di sorta, che aprono la strada, come è successo davanti al Michelangiolo, solo alla violenza di chi nella democrazia non si riconosce".

Prima delle botte del 18 febbraio, c’era stato un episodio ancora molto nebuloso al Pascoli, un altro prestigioso liceo del capoluogo toscano: era la vigilia delle Foibe e c’era la rituale promozione della manifestazione dell’indomani.

E’ finita a cinghiate, anche se non è chiaro sferrate da quale dei due poli opposti.

In questo clima di effervescenza, ieri mattina, gli studenti del Leonardo Da Vinci hanno trovato uno striscione del Blocco Studentesco ad accoglierli. Era “dedicato“ alla preside, Annalisa Savino, protagonista, suo malgrado, della nuova diatriba sull’asse Firenze-Roma. Il Blocco Studentesco, che sta a Casapound come Azione Studentesca sta a Fratelli d’Italia, ha bruciato la circolare con cui la dirigente scolastica, esortando l’antifascismo e Gramsci, ha innescato la polemica con il Ministro Valditara. Per sostenere la preside, è stata avviata anche una raccolta firme tra i genitori di varie scuole che ha raggiunto quota 30mila adesioni.

Ma mentre gli studenti del Da Vinci leggevano lo striscione, altri studenti aprivano la porta di casa alla Digos. Ieri mattina, di buon’ora, la polizia ha perquisito i sei delle botte del Michelangiolo. Cambiano le accuse, nei loro confronti: la procura, anzi le procure (le posizioni dei tre under 18 sono appannaggio della procura dei minorenni) contesta le lesioni, aggravate dall’aver agito in più persone, nei confronti di minori, nei pressi di un luogo“sensibile“ come la scuola.

"Fatti penalmente modesti", si mormora nei corridoi di una procura che non è rimasta con le mani in mano anche per il clamore della vicenda.

Il fascicolo sul Michelangiolo è stato infatti aperto d’ufficio, perché almeno per il momento, gli studenti dei Collettivi che, come mostra il video virale, hanno avuto la peggio, non hanno sporto denuncia.

Atteggiamento da veri militanti vecchio stampo. Atteggiamento applaudito anche nel corteo di martedì scorso, quando dal serpentone dei tremila guidato Firenze Antifascista hanno sventolato anche le bandiere della Jugoslavia di Tito.