Mercoledì 24 Aprile 2024

Il covo di Messina Denaro. "Saliva, sudore, sangue". L’investigatore: ogni indizio parla

Il generale Garofano (ex Ris): ecco dove e cosa cercare, determinante intervenire il prima possibile

Il covo parla in silenzio, svela ciò che nell’immediato non si vede. Mentre in carcere sono già sotto esame da parte dei magistrati i portatori d’acqua che hanno garantito la latitanza del boss ex imprendibile Matteo Messina Denaro, in queste ore sono sotto i riflettori le due case dove il padrino ha vissuto. C’è un metodo di lavoro preciso con cui vengono svolte le indagini scientifiche, come spiega il generale Luciano Garofano, già comandante del Reparto investigazioni scientifiche di Parma, oggi docente universitario e consulente legale.

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Quanto conta intervenire subito in un covo caldo?

"È fondamentale per raccogliere le tracce biologiche presenti nel luogo sotto esame. E ovviamente verificare la presenza di documenti, dossier, computer, telefoni, agende con possibili recapiti di complici".

Un militare del Ris davanti al primo covo (Ansa)
Un militare del Ris davanti al primo covo (Ansa)

Le prime cose da fare quando si entra nell’ambiente da esaminare?

"I primi ad entrare devono muoversi con protezioni individuali: tute, guanti, mascherine per non contaminare l’ambiente. E vanno raccolte soprattutto le tracce biologiche".

Prima gli investigatori scientifici e poi gli altri?

"Certo, ma si può agire anche in parallelo, se c’è necessità di farlo. È un modello flessibile".

Cosa può rivelare l’ambiente?

"Il modo di vivere del latitante, ma soprattutto eventuali segnali della presenza di altre persone che hanno frequentato il covo. Per esempio bicchieri dove ha bevuto qualcuno o impronte sulla maniglia di una porta".

Spesso si cerca la presenza di capelli.

"Sfatiamo questa convinzione diffusa. I capelli si raccolgono, certo. Ma sono un reperto complesso perché se sono caduti a volte offrono materiale genetico limitato con successivo risultato analitico scarso. Ma se si trova un capello di donna su un cuscino o sul divano è comunque una indicazione da tenere presente".

Le impronte digitali?

"Sono fondamentali per le indagini. Si rilevano con strumenti ottici e fonti di illuminazione come per esempio raggi ultravioletti o infrarossi, oppure con polveri speciali attraverso un movimento di spennellatura".

E come si portano altrove?

"Si possono fotografare, ma anche asportare con adesivi speciali per poi processarle e confrontarle utilizzando la banca dati. Le impronte digitali contengono acqua, ma anche sudore e proteine in funzione di ciò che tocchiamo".

Quali sono altre tracce biologiche?

"Possono essere sangue, saliva, sperma, sudore. Tutto materiale prelevabile con tamponi e destinato al laboratorio per i rilievi del Dna. Possono rivelare le dinamiche della vita all’interno di un covo. E sono utili per individuare eventuali sodali e fiancheggiatori".

Le impronte di scarpe possono essere un elemento significativo?

"Non sempre. Spesso si sovrappongono. E in Italia non abbiamo una banca dati, come per esempio in Gran Bretagna".