Covid, un fiume di parole e polemiche. Così i virologi hanno confuso gli italiani

Reputation Science valuta gli esperti Covid con tre parametri: presenza sui media, coerenza delle dichiarazioni, allerta provocata. Crisanti è il più visibile, Bassetti il meno allarmista. L’affidabilità premia Pregliasco. Palù e Gismondo pagano i cambi di rotta

Le pagelle

Le pagelle

C’è chi (Crisanti) prima ha invocato un lockdown nazionale per Natale e poi, urbi et orbi, ha detto candidamente che lui di vaccinarsi a gennaio non ci pensava proprio. E chi (Zangrillo) a maggio ha suonato il de profundis del virus e poco dopo, tra un giro di visite e l’altro ai capezzali di suoi illustri pazienti colpiti dal Covid, ha innescato la retromarcia, parlando di "tono stonato" in relazione alle prime esternazioni. Scienziati bulimici nel rilasciare dichiarazioni ai media sull’andamento della pandemia, contraddittori fra di loro e spesso anche con se stessi, il tutto con un sovraccarico d’informazioni e smarrimento a gravare sulla tenuta mentale di noi cittadini.

Non sono troppo lusinghiere le pagelle dei dodici big nella lotta al Coronavirus (virologi, infettivologi e anestesisti), stilate da Reputation Science, società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, che ha passato al setaccio un campione di oltre 120 esternazioni significative dei cosiddetti esperti, pronunciate negli ultimi dieci mesi via Internet. Fra loro anche Ilaria Capua, tra le menti più contese dai giornalisti nella prima fase della pandemia, scienziata, ex deputata di cui solo qualche giorno fa, tramite una ’soffiata’ in diretta tv dell’infettivologo Matteo Bassetti, si è scoperto che è sì medico, ma veterinario.

Dpcm Natale 2020: spostamenti, congiunti e coprifuoco. Vertice governo-Regioni

L’indagine ha puntato i riflettori su tre criteri di valutazione delle dichiarazioni (share, messa in allerta sulla pericolosità dell’infezione, coerenza), ricavandone altrettante classifiche. Dal punto di vista del flusso comunicativo, alcuni virologi hanno dominato la scena nel periodo in cui il trend dei contagi era in aumento, come la web star Roberto Burioni, direttore scientifico del magazine online Medical Facts. Altri, invece, hanno concentrato i propri interventi nella fase in cui i numeri dei contagi erano ai minimi termini, vedesi Alberto Zangrillo che a maggio scivolò sull’arcinota esternazione "il virus è clinicamente morto", parzialmente corretta dallo stesso primario dell’unità operativa di anestesia e rianimazione del San Raffaele, ma solo nel pieno della battaglia personale contro Sars-Cov2 del suo assistito Silvio Berlusconi. Senz’altro un brutto colpo per la coerenza del luminare.

A proposito dell’omogeneità di giudizio a guidare la graduatoria di Reputation Science, espressa su una scala da 1 a 10, campeggia il nome del virologo Fabrizio Pregliasco (9,67). Più di tutti, lo specialista ha messo in guardia la popolazione sulla pericolosità del virus, richiamando con costanza le istituzioni sulla necessità di imporre misure restrittive. Un atteggiamento di massima prudenza che, su un indice di allerta, variabile da -5 a +5, lo incorona capofila dei rigoristi (+4,45), esponendolo al contempo suo malgrado a insulti e minacce social. I tre gradini più bassi nella classifica della coerenza sono occupati, invece, dagli scienziati Giorgio Palù (3,09), Andrea Crisanti (3,05) e Maria Rita Gismondo (0,75).

Sulla microbiologa del Sacco, il cui indice di allerta è negativo (-1,44), pesa come un macigno l’aver definito il Coronavirus (erano gli albori della pandemia) una "problematica appena superiore all’influenza". Successivamente ha cercato di riposizionarsi, cadendo, però, in varie contraddizioni sia sulla virulenza del Covid-19 , sia sull’uso della mascherina. Partito da un orientamento rigorista, Palù, prima specializzazione in Oncologia e Patologia generale, nell’ultimo periodo si è fatto notare per aver affermato che il morbo è in fase calante (agosto), aver rilanciato l’idea che sia stato creato in laboratorio (settembre) e aver minimizzato sulla sua letalità ("Può uccidere, ma non è la peste"). Anche il virologo Crisanti, eroe veneto nella gestione (senza se e senza ma) della prima ondata, pur facendo il pieno di share, sbaragliando così la concorrenza (14,9% davanti a Ricciardi e Burioni), di recente ha visto appannarsi la sua credibilità. Fatale l’exploit sul sottoporsi o meno alla tanto attesa vaccinazione di gennaio.

Più volte tacciato di negazionismo, il suo avversario storico Bassetti è il leader degli scienziati fautori di un approccio meno allarmista alla pandemia (-3,42). A febbraio il direttore d’Infettivologia al San Martino di Genova ha dichiarato che il Covid-19 "non è un’infezione devastante", due mesi più tardi stimava che il virus stesse perdendo forza. Una narrazione spesso in disaccordo con le direttive del governo, a sua volta criticabile, ma senz’altro coerente (8,02). Almeno nel suo caso.

"Dalle analisi - è il commento complessivo all’indagine di Auro Palomba, presidente di Reputation Science – emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente. Stiamo vivendo un momento di forte incertezza e purtroppo stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzando la ribalta mediatica per la promozione personale". Più di un italiano aveva fiutato la tendenza. Ora ci sono anche le pagelle a confutare gli ultimi, traballanti dubbi.

 

 

Hai già un abbonamento?
Questo articolo è riservato agli abbonati

Accedi senza limiti a tutti i contenuti di iltelegrafolivorno.it e dei siti collegati.Naviga senza pubblicità!

ABBONAMENTO SETTIMANALE

2,30 € 0,79 € a settimanaper le prime 24 settimane. Addebito ogni 28 giorni.
Nessun vincolo di durata. Disdici quando vuoi
mese
anno