Mercoledì 24 Aprile 2024

Covid, Sileri: "Numero positivi sottostimato". Gimbe: "Epidemia fuori controllo"

Il viceministro della Salute: "I numeri possono essere alterati da tamponi fatti a persone a cui non serve o vengono sbagliati tempi". La Fondazione: "Preoccupa aumento terapie intensive". La stima di Temple University: "Mantenendo questo trend l'8 novembre 31.400 ricoverati"

Coronavirus test (Ansa)

Coronavirus test (Ansa)

Roma, 29 ottobre 2020 - Sui dati dei contagi da Covid-19 "forse abbiamo dei numeri sottostimati. Se i tamponi ai contatti stretti si fanno il giorno dopo che hanno avuto il contatto con un positivo, quasi sicuramente daranno tutti esito negativo, perché la malattia può essere sviluppata giorni dopo. I numeri quindi possono essere alterati dal fatto che si fanno tamponi a persone a cui non serve, oppure vengono sbagliati i tempi. Ovviamente non sono alterati i numeri dei positivi, perché chi è positivo è positivo". Non sono parole rassicuranti quelle del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta', su Radio Cusano Campus.  "I tamponi devono essere guidati dai medici e non sono sostitutivi della quarantena", ammonisce Sileri. "Se sei un contatto stretto devi fare la quarantena, il tampone non serve ad evitare la quarantena, serve ad uscirne dopo 10 giorni. Poi - sottolinea - c'è il problema che si confondono i test diagnostici. Il pungidito non ha una funzione diagnostica, mostra un'infezione pregressa perché rileva gli anticorpi. Esistono invece test antigenici rapidi che hanno meno affidabilità dei tamponi, ma che sono utili per fare screening su larga scala". 

Coronavirus, bollettino del 29 ottobre

Sul Dpcm "è proporzionato ai numeri attuali, mira all'attenuazione della circolazione del virus. Questo significa far stabilizzare la curva o comunque fare in modo che cresca molto più lentamente, per non sovraccaricare le nostre strutture sanitarie", ha aggiunto Sileri. Ma "se i numeri dovessero invece salire velocemente ci saranno misure più restrittive - ha proseguito -, che non significa lockdown generalizzato". E ha spiegato che saranno necessari lockdown locali "nelle aree dove la situazione è più complicata di altre" e si tratterà di "lockdown mirati, più o meno circoscritti a seconda di quanto il virus corre e di quanto il sistema è fragile".  "Vanno poi individuate - ha sottolineato il viceministro - le fragilità sul territorio: tutelare gli anziani, individuare luoghi per l'isolamento dei positivi, fare test nelle Rsa. Se si stabilizzano i numeri, il sistema sanitario reggerà e non ci saranno ulteriori misure restrittive". 

Sul punto interviene, con un passo più pasante, la Fondazione Gimbe: "Le misure dei 3 Dpcm sono insufficienti e tardive. È sottostimata la velocità di diffusione". Alla luce, infatti, dei dati del monitoraggio per la settimana 21-27 ottobre, l'epidemia è "fuori controllo senza immediate chiusure locali", servirà "un mese di lockdown nazionale", afferma la Fondazione. 

Leggendo i numeri nero su bianco, rispetto alla settimana precedente c'è stato un aumento del 108% dei decessi e dell'89% dei casi. Ma sopratutto "preoccupano i trend esponenziali con cui aumentano i pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni da 3 settimane consecutive". Lo afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione. Per Enrico Bucci, professore aggiunto Shro, Temple University "mantenendo questi trend di crescita, all'8 novembre si stimano 31.400 (IC 95%: 30.000-33.000) ricoverati con sintomi e 3.310 (IC 95%: 3.200-3.400) in terapia intensiva; numeri che potrebbero ridursi per l'eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero". Secondo la Fondazione, superando il limite del 30% dei posti letto occupati da pazienti Covid19, dopo la cancellazione di interventi chirurgici programmati e prestazioni sanitarie differibili, si assisterà inevitabilmente all'incremento della mortalità, non solo Covid correlata.