Covid, il mondo si libera delle restrizioni. Solo Speranza frena: serve cautela

La Francia verso la revoca del Green pass, a Londra neanche i positivi andranno in isolamento

Gli altri accelerano, l’Italia prende tempo. L’uscita dalla pandemia, salvo nuove varianti, movimenta il quadro regolatorio in Europa e nel mondo. Restrizioni addio. Senza attendere un giorno più del necessario. Basta navigare in rete per godere il panorama di una rivendicata semplificazione. Dalla Danimarca (prima ad agire) al Regno Unito, dalla Svezia alla Francia, la parola d’ordine è sradicare le misure via via approvate, restituire piena libertà ai cittadini, stimolare la ripresa economica. E questo in paesi che hanno incidenza di contagi ben superiore all’Italia: di quasi 5 volte nel caso della Danimarca, di 2 volte e mezzo per Francia e Svezia, di una volta mezzo nel Regno Unito.

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A Copenhagen , dal primo febbraio, nessuna restrizione è più in vigore né all’aperto né al chiuso. Le complicazioni Covid esistono solo alla dogana per i No vax provenienti da paesi non Schengen. Il premier britannico Boris Johnson dichiara che tutte le restrizioni anti-Covid in vigore nel Regno Unito saranno eliminate a partire dalla fine di febbraio, quindi con un mese di anticipo sul previsto. La Francia revoca i test per le persone vaccinate provenienti da paesi esterni allo spazio europeo e pensa all’abolizione del pass vaccinale "entro fine marzo o inizio aprile", comunica Alain Fischer, presidente del Consiglio di orientamento sulla strategia vaccinale. La Svezia festeggia la fine della maggior parte delle restrizioni con lunghe file per l’ingresso ai locali notturni (ormai senza limiti di orario). Non esiste più obbligo di mascherina neanche in caso di assembramenti, alle frontiere il Green pass non è più richiesto. L’Olanda (tre volte l’incidenza italiana) conta di mantenere precauzioni e obblighi fino all’8 marzo. Poi le restrizioni finiranno. Negli Stati Uniti Anthony Fauci, consigliere di Joe Biden per il Covid, auspica la fine della stretta "nei prossimi mesi", mentre a New York la governatrice Kathy Hochul revoca l’obbligo di mascherine e di vaccino per accedere nei luoghi al chiuso, ma non a scuola e sui mezzi pubblici.

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Ecco perché le cautele italiane sulle misure ancora vigenti – su tutte l’obbligo di mascherina al chiuso almeno fino al 31 marzo indipendentemente dalla circolazione del virus – si staccano dal sentimento in formazione. Il ministro della Salute Roberto Speranza, in trasferta a Lione per il summit dei ministri sanitari dell’Unione, oscilla tra aperture e prudenza, soprattutto sul togliere le mascherine anche al chiuso da aprile: "Siamo in un tempo nuovo del Covid". Sa di chi è il merito. Della vaccinazione, perché "in Italia oltre il novanta per cento di persone ha la prima dose". Poi però piazza la frenata: "Credo ci sia bisogno ancora di cautela. Senza passi troppo lunghi che potrebbero metterci in difficoltà". Un riflesso d’ordine pubblicamente esibito che stona con l’idea del premier Mario Draghi di allineare velocemente il Paese al contesto Ue sia per ragioni di evidenza sanitaria sia per calcolo politico. Sottraendo così argomenti a chi pensasse di capitalizzare la stanchezza degli italiani.  

Per la fine dello stato d’emergenza (il 31 marzo) il governo ragiona su uno spacchettamento di competenze tra ministeri e Regioni con coinvolgimento della Protezione civile. Chi avrà la responsabilità di valutare o decidere la proroga di misure straordinarie come la mascherina al chiuso? Mistero assoluto.