Giovedì 18 Aprile 2024

Covid, Palù: "Basta allarmismi, crisi alle spalle. Di nuovi casi ne avremo sempre"

Il virologo: dobbiamo convivere col virus, l’epidemia è sotto controllo. Impatto clinico non grave. "Il bollettino dei positivi inganna e si fa terrorismo biologico. Un secondo lockdown? Insostenibile"

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"Basta allarmismi". Un conto sono i soggetti che al rientro dai viaggi possono ritrasmettere il virus, e vengono fermati. Altra cosa è la sindrome da Covid-19. Perché il vero malato, quello che ha bisogno dell’ospedale, nei reparti si vede sempre meno. In questi giorni arrivano notizie assilllanti di rimbalzi, quota mille, ma i casi gravi sono rari, i nuovi positivi al tampone quasi tutti asintomatici. Strano? "Contagi ce ne saranno sempre – afferma Giorgio Palù, il più illustre virologo italiano –, dovremo convivere con questo virus con le giuste precauzioni, ma senza andare nel panico".

Coronavirus, il bollettino del 23 agosto

Professor Palù, la gente sente parlare di escalation di casi positivi, e pensa che siano altrettanti malati.

"Questo è sbagliato, è allarme ingiustificato. La cautela è opportuna ma in Italia sembriamo rimasti ai tempi dei Capuleti e Montecchi, divisi tra guelfi e ghibellini, negazionisti e catastrofisti. Ho l’impressione che si stia facendo del terrorismo biologico; una campagna della paura. Ci vorrebbe l’indimenticabile Umberto Eco, uno dei padri della semiologia moderna, a ricordarci il peso delle parole. Termini come morbosità o letalità hanno un significato preciso da non equivocare. Un conto è avere 5mila letti tutti occupati, la terapia intensiva sovraffollata senza respiratori. Oggi non è così".

Dunque avrebbe poco senso mettere in croce la movida?

"Una volta prese le giuste precauzioni, l’epidemia sotto controllo può fare il suo corso come ha sempre fatto, e questo virus può anche rinforzare il sistema immunitario. Nessuna pandemia ha mai estinto il genere umano. Guardiamo ai numeri con occhio critico. In Italia si stimava una mortalità del 13,68%, in India dell’1,2, in Russia dell’1,5, negli Usa del 3. Stiamo imparando che dobbiamo convivere con il virus. Un mondo a zero contagi è utopia".

Se dovesse rivolgersi a una scolaresca, a uno di quei ragazzi rientrato dalla villeggiatura dopo essersi esposto al rischio contagio, cosa direbbe?

"Gli chiederei: hai mai avuto un’influenza? Mai avuto un raffreddore? Sai quanti virus in questo momento hai nel tuo corpo, se facessi un tampone? Troveresti adenovirus, citomegalovirus, Epstein barr, Herpes 6, Herpes 7. I virus sono parte di noi, sono iscritti nel nostro genoma. Certo che dobbiamo preoccuparci dei virus patogeni che hanno fatto il salto di specie, come questo Coronavirus passato dal pipistrelli all’uomo, ma siamo anche noi che stiamo alterando il pianeta. Se facciamo bene i calcoli, oggi la mortalità è del 3,5 sui casi diagnosticati, immagino che scenderà sotto l’1. Ci sono dei pericoli, la letalità e l’infezione grave, da cinque a dieci volte superiori all’influenza, ma qui stiamo dimenticando una cosa".

Cosa abbiamo trascurato?

"Nel 2017 l’influenza ha fatto 700mila morti e nessuno lo ricorda. Siamo arrivati oggi a 850mila decessi con questo Sars-Cov2, che ormai è endemico, in fase discendente. L’impatto clinico è quello che è, mentre il bollettino dei casi positivi confonde le idee. Quindi, dobbiamo convivere sicuramente con questo virus, che non si estinguerà come la Sars o come la Mers, probabilmente diventerà poco più di una influenza. Al momento anche senza vaccino o antivirali specifici sappiamo come curare i casi gravi".

Di cosa dovremmo preoccuparci?

"Dei problemi reali della società. Un secondo lockdown sarebbe insostenibile. La salute è un valore fondamentale, ma per mantenerla occorre anche un’economia efficiente. Quando imperversava la Spagnola, cento milioni di morti, i teatri e gli istituti scolastici rimasero aperti. Ecco, da virologo vorrei dire che dobbiamo salvaguardare, oltre alla salute, anche la nostra civiltà".