Covid o influenza: quali differenze? I sintomi che rivelano il Coronavirus

La guida di epidemiologi e virologi a riconoscere la malattia. Le peculiarità delle varianti Delta e Omicron. Pregliasco: "Fondamentale immunizzarsi". La Vecchia: "I singoli e il sistema hanno i mezzi per difendersi"

Il virologo Fabrizio Pregliasco

Il virologo Fabrizio Pregliasco

Tempi duri per i cultori dell’autodiagnosi. Influenza o Covid? È il potenziale dilemma alle porte. Diventato ancor più stringente dopo la comparsa della variante Omicron che ha sintomatologia e tempistiche differenziate rispetto a Delta e più simili a quelle influenzali. Insomma, guai a improvvisarsi medici. Quelli di base sono già stracarichi e meritano di essere aiutati. Come?

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Opzione uno

"Chi fosse in condizioni di fragilità farebbe bene a vaccinarsi contro l’influenza", osserva l’epidemiologo Carlo La Vecchia. Il picco influenzale è infatti previsto a fine mese, e questa scelta autoprotettiva aiuterebbe. "Un anno fa, tra lockdown, chiusure e mascherine, l’influenza non si è praticamente vista – è l’analisi –. Assistiamo per ora a casi isolati, ma è bene non dare nulla per scontato. Meglio immunizzarsi. Vale per i singoli (specie se anziani), vale per il sistema. In tempi di Covid, perché permettere all’influenza di svegliarsi?"

Doppio siero

Non solo. Una più metodica campagna di vaccinazione anti influenzale realizzerebbe – per esclusione – anche un pregevole effetto di semplificazione diagnostica in questa fase in cui Sars-Cov2 non colpisce solo fragili, anziani e No vax, ma ha incidenza crescente sui giovani.

Incubazione

Nel caso dell’influenza, il tempo tra il contagio e la comparsa dei sintomi è mediamente di due giorni. Nei casi Covid 19 i dati cambiano. Se nella variante Delta il tempo tra il contagio e la comparsa dei sintomi varia da quattro a sei giorni, il valore si abbassa nella variante Omicron a tre giorni (intervallo molto vicino a quello influenzale).

Sintomi

"I sintomi classici dell’influenza sono aumento della temperatura oltre i 38°, almeno un sintomo respiratorio (tosse, raffreddore, naso che cola) e almeno un sintomo generale (dolore alle giunture, muscoli indolenziti) – riassume il virologo Fabrizio Pregliasco –. I sintomi distintivi del Covid nella sua fase d’esordio sono tosse secca e insistente, spossatezza e sensazione di debolezza, febbre, perdita di gusto e olfatto (nella variante Delta ma non necessariamente in quella Omicron), problemi respiratori che persistono e peggiorano, specie in caso di fragilità, immunodepressione, comorbilità, mancata vaccinazione". Possono poi comparire anche sintomi minori – in entrambe le varianti – quali diarrea, arrossamento degli occhi, dolori muscolari, brividi, mal di testa. "Ma sulla pericolosità di Omicron diamoci un altro mese di tempo prima di trarre conclusioni", ragiona La Vecchia.

Identikit influenza

In caso di influenza, nei soggetti senza altre patologie di rilievo, la febbre si arrende ai trattamenti antipiretici e sparisce generalmente dopo 3-4 giorni. "Muco e tosse grassa possono rivelare complicanze batteriche da trattare con antibiotici. Se dopo cinque giorni la situazione non migliora e la temperatura sale, bisogna agire – avvisa Pregliasco –. Bronchiti, polmoniti e, nel caso dei bambini, otiti, sono complicanze possibili solo se l’influenza non è contrastata con terapie adeguate, oppure nel caso di soggetti fragili".

Caratteristiche Delta

Nei casi di Covid variante Delta, il quadro diventa invece subito grave. Nei soggetti No Vax, o fragili o immunodepressi (specie se non vaccinati), evolve in stato febbrile di non semplice contrasto. "Se il paziente non effettua terapie anti infiammatorie e lo stato febbrile persiste, il virus attacca i polmoni con esiti potenzialmente letali – sintetizza il virologo –. Va evitata in ogni modo la tempesta citochinica".

Specificità Omicron

Più simili all’influenza sono sintomatologia e decorso del Covid variante Omicron. Naso che cola, mal di testa, stanchezza con dolori muscolari, starnuti e mal di gola. Sono in pericolo i bronchi più che i polmoni. In dieci giorni di solito si guarisce ma, secondo il Cdc statunitense, immunodepressi o affetti da asma o patologie respiratorie rischiano comunque la polmonite. "Ecco perché – chiude Pregliasco – è fondamentale intuire in fretta se si ha il Covid o l’influenza anche prima di eseguire il tampone". Si risparmia anche tempo, con le code che ci sono.