Covid o influenza? Ecco come distinguerli

Con l’abbassamento delle temperature tornano anche le infezioni di stagione. Dai dolori muscolari alla nausea: la guida per una diagnosi differenziale corretta

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"I sintomi dell’influenza e delle sindromi causate da virus respiratori – risponde la professoressa Susanna Esposito, ordinario di pediatria all’Università di Parma e presidente Waidid (Associazione mondiale malattie infettive e disordini immunologici) – sono davvero molto simili. L’unica certezza nella diagnosi la si può ottenere con l’esecuzione del tampone nasofaringeo in laboratorio. Di fatto, però, teniamo presente che nell’infezione da Sars-Cov2 si ha abitualmente febbre superiore a 37,5 gradi associata a difficoltà respiratoria o sintomi gastrointestinali (episodi ripetuti di vomito o diarrea), penso naturalmente alla popolazione in età pediatrica, quella che deve andare a scuola". Nei primi sei anni di vita le infezioni alle vie respiratorie sono estremamente frequenti e un semplice raffreddore, o qualche colpo di tosse, di per sé non rappresentano un motivo per tenere i piccoli a casa da scuola, a meno che non ci siano altre manifestazioni concomitanti quali febbre o un eventuale contatto con un paziente Covid. Ma anche l’influenza può dare sintomi simili, per cui nel dubbio è sempre bene chiedere un consiglio al medico o al pediatra".

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La febbre è indice di contagio?

La febbre è la sintomatologia più frequente dell’infezione da Sars-Cov-2 conclamata, in qualsiasi fascia di età. Ma, come sappiamo, la febbre si manifesta anche nell’influenza classica di stagione. Invece un sintomo caratteristico negli adulti colpiti dall’infezione da Covid-19 è senz’altro la perdita improvvisa e rilevante del senso del gusto o dell’olfatto, in assenza di raffreddore. Nei giovanissimi questo riscontro clinico si osserva meno di frequente, ma i pazienti che lo presentano, per dare l’idea di di che cosa si stia parlando, non sono capaci di distinguere il dolce dall’amaro.

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Mal di gola con cefalea: che cosa fare?

Un solo sintomo isolato, cefalea o raucedine che sia, può essere espressione di infezioni virali. Ogni anno tutti noi abbiamo i classici malanni di stagione che ci costringono a rimanere a casa qualche giorno, senza fare drammi. Cambia la situazione se sono presenti in contemporanea più sintomi associati alla febbre. In questo caso è bene rivolgersi al medico e al pediatra per valutare se effettuare un tampone, evitando di presentarsi al pronto soccorso e, nel caso dei bambini, rimanendo ovviamente a casa da scuola.

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Disturbi intestinali: serve il test?

In età pediatrica la presenza di sintomi gastrointestinali quali diarrea e vomito ripetuto, associati alla febbre, si osserva nel 30 per cento dei bambini con Sars-Cov-2 sintomatico. Questo vuol dire che per distinguere queste forme dalle gastroenteriti virali che si verificano in inverno può essere necessaria l’esecuzione del tampone. In entrambi i casi, è comunque fondamentale mantenere un isolamento in ambiente domestico, mantenendo un’adeguata idratazione, evitando nel contempo che i più piccoli entrino in contatto con i nonni, e comunque con gli anziani in genere.

Bimbi e anziani, in chi è più facile capire i sintomi?

"Nei bambini è più difficile discriminare – spiega la professoressa Esposito –, perché specialmente durante l’inverno circolano tantissimi virus che possono manifestarsi in maniera molto simile al Sars-Cov-2. Questo anche in considerazione del sistema immunitario dei più piccoli e della tipologia di attività basata sul gioco che viene svolta presso nidi e scuole materne". Ministero, Conferenza Stato-Regioni e Istituto superiore di sanità, hanno organizzato un sistema di tracciamento efficiente che affida un ruolo chiave a medici, pediatri e alle strutture territoriali così da limitare la gestione dei casi più complessi in ospedale. "Come Waidid – conclude la presidente – stiamo lavorando alla definizione di un protocollo che dovrebbe aiutare a distinguere chi ospedalizzare e chi no. L’esperienza maturata, in particolare in Emilia Romagna, ci ha permesso di dimostrare che i bambini con infezione da Sars-Cov-2 sintomatici possono essere gestiti nella gran parte dei casi in modo ottimale a livello territoriale, a casa, senza impegnare le strutture ospedaliere, con terapia sintomatica".