Strategia anti-Covid: nuovi vaccini a settembre. I medici: rischio ritardi

Pesa l’incognita governo: la vittoria del centrodestra potrebbe archiviare la linea del rigore di Draghi. L’infettivologo Andreoni: "Troppe perplessità da una certa parte della politica". L’antidoto aggiornato protegge anche da Omicron. Il Regno Unito fa da apripista

La campagna vaccinale con il nuovo antidoto sarà gestita dagli enti locali

La campagna vaccinale con il nuovo antidoto sarà gestita dagli enti locali

Roma, 19 agosto 2022 - Il Regno Unito accelera nella somministrazione del vaccino aggiornato contro il Covid, l’Italia resta al palo. Fino a settembre, immersa come è in una campagna elettorale a tutto campo che, da un lato, vede virologi abbandonare i loro scranni di laboratorio per puntare a quelli ’più comodi’ del Parlamento, e, dall’altro, rischia di aprire le porte a un cambio di strategia nella lotta al virus dopo la linea pro-profilassi senza se e senza ma, impressa dal governo Draghi a trazione di centrosinistra. Inevitabile che tempistica e modalità della prossima campagna vaccinale agitino i medici, in particolare gli infettivologi.

Nel frattempo Oltremanica l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari (MHRA) ha approvato l’inoculazione agli adulti di una profilassi bivalente, prodotta da Moderna. Spikevax bivalent Original/Omicron, questo il nome del farmaco, prende di mira due varianti di Coronavirus. In ciascuna dose una metà dell’antidoto protegge dal ceppo originale del virus (25 microgrammi), l’altra da Omicron (BA1). I primi report, chiarisce Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia al San Raffele, "evidenziano una protezione al 90% dalla malattia grave e all’80% dall’infezione, a dimostrazione che la via del vaccino bivalente è quella maestra". La profilassi garantisce anche una buona risposta immunitaria contro le sottovarianti BA4 e BA5.

Ma quanto bisognerà ancora aspettare per avere anche in Italia un vaccino aggiornato? Fonti interne al ministero della Salute rivelano che ai primi di settembre l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) – e a stretto giro l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) – dovrebbe dare disco verde al vaccino bivalente di Moderna. A metà settembre, invece, è atteso l’ok a un antidoto, targato Pfizer-Biontech, tarato sul ceppo Wuhan e su Omicron BA4 e BA5. Di conseguenza, la vaccinazione partirà, con riferimento al primo farmaco, tra fine settembre e ottobre e a cavallo di ottobre e novembre per la seconda profilassi.

Troppo tardi? Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, non si nasconde: "I tempi saranno stretti, considerando che bisognerà prima mettere al sicuro gli anziani e i fragili, i target principali anche dell’influenza. Tuttavia, quello che mi preoccupa maggiormente è che non avremo più come l’anno scorso un commissario straordinario. Le inoculazioni saranno affidate alle Regioni col rischio concreto di un’Italia a doppia velocità, se non avremo una buona azione di coordinamento centrale".

Non mancano neanche le incognite legate all’esito della campagna elettorale. I sondaggi danno in vantaggio la coalizione di centrodestra, in testa Giogia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, un partito che nei mesi scorsi è stato accusato di ammiccare alla galassia No Vax. "Non mi immischio nelle vicende dei partiti – chiarisce Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive e professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Roma Tor Vergata –, ma è evidente che, se continuassero le perplessità di una certa parte politica sull’efficacia dei vaccini, sarebbe preoccupante. Posso anche capire le esigenze della campagna elettorale, ma, una volta al governo, serve continuità con la linea Draghi. Dopo oltre due anni di pandemia deve essere chiaro a tutti che i vaccini salvano la vita".