Covid, Gimbe: da 4 settimane più di 100 morti al giorno. Lopalco: "Fragili poco vaccinati"

L'ultimo monitoraggio: i decessi hanno segnato un ulteriore aumento del 9,8%. Risalgono anche i contagi: +11,4%. Bassetti: "L'emergenza in Cina potrebbe far raddoppiare i casi nel mondo"

Roma, 9 gennaio 2023 - Non sono buono i numeri sul Covid diffusi dalla Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale, mentre resta alta l'attenzione su quanto sta accadendo in Cina. Risale infatti la curva dei contagi in Italia, aumentati dell'11,4% nella settimana dal 30 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023 rispetto a quella precedente. Nello stesso periodo i decessi hanno segnato un ulteriore aumento del 9,8% e ormai da quattro settimane sono più di 100 al giorno. Rilevato anche un aumento del 6% dei test. Dal 30 dicembre al 5 gennaio i nuovi casi sono aumentati da 122.099 a 135.977 e i decessi da 706 a 775 (52 dei quali riferiti a periodi precedenti), con una media di 111 al giorno rispetto ai 101 della settimana precedente. Nel frattempo l'indice di contagio Rt si sta avvicinando a 1, valore della soglia epidemica. Lo indicano i dati pubblicati da gruppi di ricerca che calcolano gli indici equivalenti all'Rt elaborato dall'Istituto superiore di sanità (Iss), ma con tecniche che permettono di avere valori più aggiornati. 

Terapia intensiva dell'ospedale di Casal Palocco (Ansa)
Terapia intensiva dell'ospedale di Casal Palocco (Ansa)

Sul dato dei decessi l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento, avverte: "Purtroppo è il risultato della circolazione invernale del virus in una popolazione fragile e non sufficientemente protetta dal vaccino. Il programma dei richiami vaccinali non è mai partito con la efficienza necessaria. Serve più attenzione e risorse dedicate, altrimenti dovremo fare ancora a lungo i conti con questa triste statistica", dice all'Adnkronos. Secondo i dati di Gimbe, sono 11,7 milioni gli anziani che in Italia non hanno ricevuto la quarta dose.

Migliora la situazione negli ospedali

Meglio per ora la situazione sul fronte degli ospedali. Diminuisce (-6,9%) il numero di ricoverati Covid mentre resta sostanzialmente stabile (+1,6) l'afflusso nelle terapie intensive in 7 giorni. Questo il trend sul fronte degli ospedali, conferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe. "In lieve aumento il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva - puntualizza - con una media mobile a 7 giorni di 36 ingressi/al giorno rispetto ai 33 della settimana precedente". In termini assoluti, i posti letto Covid occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a 304 il 30 dicembre per risalire a quota 319 il 5 gennaio. In area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 7.716 il 5 gennaio. Al 5 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 12,1% in area medica (dal 4,5% della Valle D'Aosta al 28,5% dell'Umbria) e del 3,2% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle D'Aosta al 6,9% della Calabria). "Notiamo un'ulteriore flessione dell'occupazione dei posti di area medica, mentre si osserva una stabilizzazione sostanziale dell'occupazione delle terapie intensive", ha spiegato Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del Ministero della Salute. "Quindi pur con qualche ondulazione, si osserva una stabilizzazione della situazione'', ha concluso. 

Si temono gli effetti dell'emergenza in Cina

Intanto il boom dei casi Covid in Cina preoccupa gli esperti. Secondo il direttore Malattie infettive ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, l'emergenza cinese potrebbe far raddoppiare i casi nel mondo in un paio di mesi. "È chiaro che questa situazione mi preoccupa, un virus che gira così velocemente in un periodo breve di tempo può portare dei rischi epidemiologici", ha aggiunto. Sembra che ci sia un ampio accordo sul fatto che "la Cina va monitorata", come ha detto anche Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Ma lo screening dei viaggiatori in arrivo dal paese asiatico "è di dubbia efficacia per arginare la circolazione virale", afferma il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. "Innanzitutto, meno del 10% di passeggeri arriva con voli diretti; in secondo luogo perché l'estrema contagiosità di Omicron riduce l'efficacia già modesta degli screening documentata in letteratura; infine, perché la gestione dei positivi sarebbe comunque affidata all'isolamento fiduciario", ha spiegato. "L'unica reale utilità di questi screening è quella di identificare precocemente nuove varianti".